06 Ottobre 2025
Átila Soares da Costa Filho, CEO di Luminari, sistema tecnologico basato sull’intelligenza artificiale per l’autenticazione delle opere, potrebbe aver individuato un’allusione al volto di Cristo, così come appare nella Sacra Sindone di Torino, nella Vergine delle Rocce attribuita a Leonardo da Vinci.
Se le intuizioni del ricercatore brasiliano Átila Soares da Costa Filho fossero esatte, la celebre Vergine delle Rocce (versione di Londra), attribuita al genio del Rinascimento Leonardo da Vinci, nasconderebbe un ulteriore segreto, accrescendo la sua fama di opera tra le più enigmatiche e cariche di valenze mistiche della storia dell’arte.
Il “codice” individuato consisterebbe in un’allusione, incisa nella roccia, al volto di Cristo così come appare nella Sacra Sindone: il lenzuolo che, secondo la tradizione, avvolse il corpo di Gesù dopo la crocifissione e che oggi è conservato a Torino. Collocata al centro della composizione, la roccia sembra suggerire i lineamenti di un volto umano. Le sottili sfumature e minuzie – cifra stilistica tipica di Leonardo – richiamano le impronte del volto della sacra reliquia, oggetto di controversie sin dalla sua comparsa in Europa nel XIII secolo.
L’ispirazione che condusse alla realizzazione della Vergine delle Rocce (completata nel 1506) affonda le sue radici nel manoscritto Apocalypsis Nova del mistico portoghese João Meneses da Silva, il Beato Amadeo (1420-1482). In esso è narrato un “dialogo mistico” tra Gesù e Giovanni Battista, collocato in un istante dell’eternità che precede la loro nascita. In tale prospettiva, il riferimento alla Sindone si configurerebbe per Leonardo come un ulteriore strumento di riflessione sul mistero della redenzione e sulla vittoria della vita sulla morte, poiché il telo è indissolubilmente legato all’idea della resurrezione.
La scoperta si colloca in una linea di ricerca che Soares conduce da tempo, volta a dimostrare la prossimità del Maestro alla reliquia torinese. Un percorso già indagato anche da altri studiosi, tra i quali il medico e scrittore Gabriele Montera e la storica Yasmin von Hohenstaufen. Parallelamente, il ricercatore brasiliano sta sviluppando studi che ipotizzano analoghi richiami alla Sindone nell’opera di Michelangelo Buonarroti, il grande “rivale” di Leonardo e figura monumentale del Rinascimento italiano.
Secondo Soares, esperto di Patrimonio, Paleontologia e Storia dell’Arte, questa versione fu commissionata nel 1483 per la Cappella dell’Immacolata Concezione a Milano – un periodo perfettamente compatibile con il probabile interesse dell’artista per la reliquia – ed eseguita con la collaborazione di Ambrogio ed Evangelista de Predis, sotto la supervisione dello stesso Leonardo. “Se davvero fosse stata un’intenzione deliberata di Leonardo”, osserva Soares, “questa consuetudine di celare riferimenti simbolici nelle sue creazioni troverebbe ulteriore conferma, come già riconosciuto in ambito accademico. Come ricordava Leonardo nel suo Trattato della pittura (1632), nelle forme confuse della natura l’ingegno del pittore trova nuove invenzioni: l’osservazione di macchie e figure irregolari era, per lui, fonte inesauribile di ispirazione. Ogni elemento, nella sua visione, poteva trasformarsi in un esercizio di percezione e invenzione, capace di arricchire l’opera di nuove suggestioni. Nulla si rivela più autenticamente ‘leonardesco’ di quanto qui viene evocato”.
Átila Soares da Costa Filho, CEO di Luminari — sistema tecnologico basato sull’intelligenza artificiale per l’autenticazione delle opere d’arte —, è noto per aver ricostruito con l’I.A. il volto della Vergine Maria a partire dalla Sacra Sindone e per aver individuato la presenza della reliquia in opere di Leonardo. Inoltre, è membro del Consiglio Scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano), del progetto L'Invisibile nell'Arte con il Comitato Nazionale per la Valorizzazione del Patrimonio Storico, Culturale e Ambientale (Roma), del Centro Studi Leonardeschi (Varese, Italia) e della rivista tecnico-storica internazionale Conservation Science in Cultural Heritage — pubblicata dal Dipartimento dei Beni Culturali dell’Università di Bologna e dell’Università di Roma “La Sapienza”.
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