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White Gallery: inaugurato a Roma il nuovo Temporary Art Space che riaccende la scena contemporanea

In un ex magazzino sul Lungotevere, ventitré artisti e un’esperienza multisensoriale tra visioni, linguaggi, sapori e scene di vita quotidiana

22 Novembre 2025

Un vecchio deposito dove si stoccava abbigliamento di lusso, affacciato sul Lungotevere Pietra Papa di fronte al Gazometro in zona Ostiense, fino al 30 novembre si trasforma in un luogo inatteso. Dietro la doppia porta a due ante sormontata da vetri opachi si cela White Gallery, Temporary Art Space. Non una galleria nel senso più tradizionale, ma uno spazio temporaneo, fluido, concepito come una “pagina bianca” pronta a essere riscritta ogni giorno da artisti e pubblico. La scelta di un’area defilata rispetto ai consueti itinerari dell’arte romana è intenzionale: la periferia si fa nuovo centro, laboratorio vivo, terreno di sperimentazione. Un’apertura concepita strategicamente durante la fiera Arte in Nuvola per offrire una modalità alternativa di approccio al contemporaneo, fuori dai soliti circuiti espositivi.

Il progetto, curato dalla storica ed esperta di contemporaneo Valentina Ciarallo, nasce dall’esigenza di ripensare la condivisione dell’arte, superando l’isolamento dello studio e dei percorsi individuali. Il Temporary Art Space ampio 600 mq vuole stimolare dialogo, confronto e partecipazione, proponendo un luogo aperto alle contaminazioni e alle pratiche ibride. Qui l’opera non è solo oggetto esposto, ma processo, intuizione, esperienza.

Un mosaico di linguaggi e identità

Ventitré gli artisti coinvolti (oltre 80 le opere), tra figure affermate ed emergenti, selezionate per la capacità di intrecciare generazioni, origini e linguaggi diversi. Il risultato è una geografia complessa e vitale, dove scultura, pittura, fotografia, video, installazioni e arte digitale convivono senza gerarchie.
Le nuvole fotografate da Myra Bonifazi che accolgono con una suggestiva gigantografia a parete intera il visitatore, esplorano il cielo come spazio poetico e artificiale al tempo stesso; Sonia Andresano lavora sui temi del viaggio e dell’attesa come dimensioni esistenziali in continuo movimento; Alessandro Asciutto riflette sulle dinamiche del turismo globale trasformato in prodotto da consumo allestendo un corner che ricorda un’agenzia di viaggi fané (sulla scivania campeggia un vecchio pc) che propone tour in Colombia; Giulio Bensasson reinterpreta un archivio di diapositive ammuffite trasformando il degrado in nuova immaginazione; Elen Bezhen sospende il tempo in una pittura che fonde Rinascimento nordico e sensibilità contemporanea. Per la prima volta a Roma anche la pittura intima e visionaria di Cécile Cornet, mentre Élle de Bernardini indaga le relazioni tra genere, corpo e storia dell’arte in una nuova serie materica. Le ceramiche di Naomi Gilon si muovono tra mito classico e iconografia pop; Luca Giovagnoli costruisce atmosfere sospese, dense di sottintesi emotivi; Luca Grimaldi trasforma scatti da smartphone in tele astratte dove l’immagine si dissolve. Con un linguaggio grafico minuzioso Eleonora Molignani esplora la relazione simbolica tra uomo e animale.

Le sculture colorate di Alessandra Pasqua riflettono stati d’animo e identità primordiali; Chiara Passa propone disegni murali in realtà aumentata che giocano con la percezione del vuoto; Francesca Romana Pinzari affronta la violenza domestica attraverso sculture di oggetti comuni cristallizzati; Greta Pllana trasforma la fragilità interiore in gesto pittorico; Giuseppe Pulvirenti lavora sull’ambiguità delle forme e sulla funzione inattesa dell’oggetto.

Con Sistema Arte Roma la giovane fotografa Olivia Rainaldi propone una mappa visiva del contemporaneo cittadino; Max Renkel torna sulla scena romana con opere tra astrazione e figurazione; Marta Roberti reinterpreta miti femminili con un approccio ecofemminista; Sandro Sanna presenta una nuova versione di Rolling, installazione site-specific con 9 tele circolari di varie dimensioni che dialogano con la luce; Mattia Sugamiele trasforma il digitale in materia sensibile attraverso morbide sculture ibride e cangianti. Chiudono la collettiva il duo VENERDISABATO che con Il Consenso indaga il confine tra lavoro e riposo, relazione e interdipendenza, e María Ángeles Vila Tortosa, che rilegge miti e simboli legati al ciclo della vita e alla fertilità. Ad animare lo spazio nel giorno dell’opening alcune performance, dall’artista che legge i tarocchi, alla postazione di manicure dedicata alle signore. Scene di vita reale che entrano in una dimensione artistica, come imporrebbe una location di questo tipo.

Un attivatore di processi, più che una mostra

White Gallery non vuole essere una semplice esposizione ma un luogo in cui l’arte recupera la dimensione originaria del dialogo. “Un attivatore di processi – spiega la curatrice - che invita pubblico e artisti a condividere tempo, riflessioni e possibilità. In un panorama spesso dominato da eventi veloci e iperstrutturati, questo Temporary Art Space offre una pausa dal frastuono, uno spazio per ricominciare a pensare insieme, per ritrovare un contatto diretto con la creatività”.

Arte che puoi assaggiare: l’iniziativa multisensoriale di White Gallery

A rompere ulteriormente i confini tra linguaggi e discipline White Gallery ha ospitato nell’appartamento vuoto al piano superiore un’insolita performance multisensoriale dal titolo «Quattro artiste, quattro opere, quattro ricette che trasformano l’osservazione dell’arte in gusto». L’idea è che ogni opera d’arte possieda un sapore ideale: forme, colori, materia e temi possono essere tradotti in ingredienti, consistenze e aromi e il piatto finale diventare medium narrativo. Ad accogliere settanta collezionisti da tutta Europa un percorso sensoriale studiato dalla creativa del food Anna Lo Presti, fondatrice della piattaforma OBIC, che ha proposto in abbinamento alle tavole imbandite di opere d’arte alcune originali ricette: la polpetta farcita con patata e rucola per rappresentare il banchetto di María Ángeles; un cocktail allo zafferano e miele -“Art’ini” – per descrivere le nuvole e la sospensione delle opere di Myra Bonifazi; una sfera di cioccolato con cuore di lampone per interpretare le ceramiche ibride di Naomi Gilon; e una gelatina al limone con sorpresa di fragola per raccontare i vassoi poetici di Alessandra Pasqua.

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