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Al Museo della Filosofia della Statale di Milano la Mostra su "complottismo e fake news": ma chi decide cosa è fake? Sicuramente è fake l'accusa contro i "no vax" per le manifestazioni all’Università

“Complottismo, fake news e altre trappole mentali”: vedo, Cartesio pronto per il rogo o l’illuminista Nietzsche messo alla gogna, perché impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza… Quale “Scienza” è quella giusta? E soprattutto chi decide chi è complottista? Forse gli esperti, citati nella Mostra?

15 Febbraio 2024

Al Museo della Filosofia: la Mostra sul complottismo e le fake news. La Repubblica accusa i no vax per le manifestazioni all’Università. Ma sbaglia gli autori e la notizia è una fake

Milano, Unimi. I pannelli esposti ci mostrano, in un breve flash, l’assurdità di una mostra, che sembrerebbe studiata per cittadini di un Paese soffocato da un regime dittatoriale, ma invece siamo a Milano, la città di Leonardo, quella capace di integrare mondi diversi e di associare alla cultura un valore sociale e una dimensione civica.

Il 5 dicembre, il Museo della Filosofia dell’Università di Milano ha aperto le porte al pubblico, organizzando una mostra interattiva (fino al 22 febbraio) dal titolo imbarazzante per qualsiasi filosofo o studioso della materia: “Complottismo, fake news e altre trappole mentali”. La Mostra propone un viaggio alla scoperta della verità, tra poster, foto, immagini e articoli incorniciati con opinioni e virgolettati di esperti, per rendere accessibili, ai “non esperti”, “i meccanismi cognitivi, sociali e culturali alla base della diffusione di teorie del complotto e fake-news, con l’obiettivo di aiutare a riconoscerli e a combatterli efficacemente” come affermano i promotori dell’esposizione. Ma non solo, il Museo della Filosofia propone, in questi giorni, anche conferenze e dibattitti dai titoli chiarissimi: “Fake News: cosa sono e come contrastarle” (con tanto di aperitivo filosofico con Giulia Bistagnino e Tommaso Piazza), “Complottismo e Psicopatologia” (Lisa Bortolotti e Vittorio Lingiardi), oltre alla presentazione del libro “La memoria del nemico” (Arnaldo D’amico, il 15 febbraio, ore 17,30). L’obiettivo, come ci spiegano i relatori è rispondere a domande cruciali, quali: Che cosa sono le fake news?  In che misura le fake news sono una minaccia per la democrazia? Cosa possiamo fare per arginarle? La risposta la offre lo stesso Stefano Bacin, vicedirettore del dipartimento di Filosofia "Piero Martinetti": “La mostra Complottismo, fake news e altre trappole mentali mette in primo piano un compito cruciale della filosofia, che spesso ora è troppo poco considerato nel dibattito pubblico: la demistificazione. Per amore della verità la filosofia deve anzitutto fornirci tecniche con cui evitare di cadere nell’errore, in particolare nell’errore malizioso”.
Tutta l’esposizione, infatti, gira intorno a un unico ritornello, quello di smascherare il complottista; nei saloni del Museo, non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra “Flake Plot” (il gioco, tipo per creare e diffondere teorie di complotto; da come creare un profilo social ai post falsi da rilanciare) alla “Cucina Complottista”, breve vademecum per scoprire gli ingredienti che portano alla produzione di idee fuorvianti in grado di influenzare l’opinione pubblica. Insomma, tante strategie, ma dov’è la filosofia? Chi decide qual è la verità? Chi può fare domande e chi no? Chi detiene lo scettro dell’informazione seria e indipendente?

Chi può ergersi a giudice, esperto, detentore della verità assoluta? Lungo i corridoi della mostra appaiono le loro faccine stampate, insieme a poster e a tabelloni che raccontano le trappole delle fake, come nascono e come generano il complottismo: i no vax, le scie chimiche, le false scoperte ecc. ecc. Vengono identificate le regole per decifrare la realtà e per regolare il pensiero, dare la direzione su cui il pensiero deve fluire. Uno solo e validato da tutti.

Eppure, i pensieri non sono tutti uguali e non possono essere omologati (dovrebbero saperlo i professori di Filosofia) e neppure definire notizie vere e assolute quelle che arrivano solo da alcune agenzie stampa e giornali accreditati (da chi?), etichettando tutte le altre come false. A tale proposito, il quotidiano La Repubblica, presente alla Mostra, per descrivere una frangia di manifestanti entrati all’Università che esprimevano il loro dissenso, ha accusato il gruppo sbagliato: inserisce tra gli “estremisti”, nell’articolo pubblicato, il CNL (che manifesta pacificamente da mesi, davanti alle sedi della Rai e alle Università, per sensibilizzare l’opinione pubblica a pretendere un’informazione libera e democratica). Ma ovviamente, per il quotidiano chi dissente è sempre violento, no vax e complottista!

Vedo, Cartesio pronto per il rogo o l’illuminista Nietzsche messo alla gogna, perché impegnato in un'opera di critica della cultura tramite la scienza… Quale “Scienza” è quella giusta? E soprattutto chi decide chi è complottista? Forse gli esperti, citati nella Mostra?

Riflessioni che spero si facciano anche gli studenti che circolano in questi giorni nella sale del Museo, accompagnati dalle loro insegnanti, che snocciolano info e dati su come non cadere nella trappola delle fake news. Il pensiero critico, il dubbio, le riflessioni, il confronto di idee, la tolleranza, purtroppo non sono stati invitati ad assistere a una mostra di “quadri” più surreali che filosofici!

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