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L'arma del gas è il nuovo libro di Andrea Greco e Giuseppe Oddo che spiega la dipendenza energetica europea dalla Russia

I due autori sostengono che lo sganciamento dell’Europa dal gas russo ha aperto una fase di incertezza che continuerà ad avere pesanti conseguenze

03 Ottobre 2023

L'arma del gas è il nuovo libro di Andrea Greco e Giuseppe Oddo che spiega la dipendenza energetica europea dalla Russia

L’arma del gas è la storia, edita da Feltrinelli, delle intese che hanno portato l’Europa occidentale a una sempre maggiore dipendenza dal gas siberiano.

A ripercorrerla sono i giornalisti Andrea Greco, inviato di Repubblica e Giuseppe Oddo, inviato del Sole24h, che nel testo analizzano anche le cause delle crisi seguite alla dissoluzione dell’Urss tra la Federazione russa e i paesi di transito dei metanodotti (il più importante dei quali è proprio l’Ucraina) che collegano i giacimenti della Siberia ai mercati europei.

La decisione dei governi europei di affrancarsi dalle importazioni di gas dalla Russia, che è stata per decenni tra i nostri maggiori fornitori di materie prime energetiche, ha avuto infatti come conseguenza un forte aumento dei prezzi del metano e dell’elettricità, che a oltre un anno e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina risultano più che raddoppiati rispetto alla media storica degli ultimi venti anni e non accennano a diminuire.  

Nel corso del libro i due autori sostengono che lo sganciamento dell’Europa dal gas russo, i cui acquisti, regolati da contratti a lunghissimo termine, hanno assicurato per cinquant’anni al Vecchio continente convenienza e stabilità dei prezzi, ha aperto una fase di incertezza e turbolenze che continuerà ad avere conseguenze pesanti per famiglie e imprese.

Tra i molti temi affrontati all'interno del testo, i due autori ricostruiscono le vicende che spinsero nel novembre 2006 l’Eni di Paolo Scaroni (ritornato alla ribalta come presidente dell’Enel) a prolungare fino al 2035 i contratti di importazione di gas dalla Russia all’epoca in vigore, la cui scadenza era attesa tra il 2017 e il 2027 (pp. 49-67). Che fretta c’era di rinegoziarli per altri trent’anni? Chi guadagnò da quell’operazione?  A causa di quei contratti (regolati dalla clausola take or pay, che obbliga l’acquirente a pagare al fornitore quantitativi di gas prefissati, anche nel caso in cui lo stesso acquirente non sia in grado di ritirarli e di consegnarli), l’Eni dovrà presto avviare complessi arbitrati internazionali per non essere obbligata a pagare 12 miliardi di penali al monopolista russo.

Ampio spazio è dedicato nel libro anche ai rapporti in campo energetico tra Germania e Russia avviati durante il cancellierato di Gerard Schroeder e proseguiti durante il cancellierato Merkel: rapporti sfociati nella posa del tubo sotto il Mar Baltico voluto dal Cremlino per escludere dal transito del gas l’Ucraina, colpevole agli occhi di Putin di volersi sottrarre alla sfera d’influenza russa e di aspirare a far parte della Ue e del sistema difensivo atlantico.

Dall’analisi sviluppata da Greco e Oddo emerge infine prepotentemente il ruolo della Cina con il suo enorme fabbisogno di gas e la sua leadership mondiale nella produzione-raffinazione dei metalli strategici e nel settore dei pannelli solari. Gazprom ha già dirottato per necessità verso la Repubblica popolare parte del suo gas che oggi non trova più acquirenti sui mercati europei. E con la posa del metanodotto Forza della Siberia 2, il cui completamento attraverso la Mongolia dovrebbe avvenire per il 2030, dovrebbe poter trasferire in Cina e da qui al resto dell’Asia (destinata ad assorbire i maggiori quantitativi di metano su scala mondiale) volumi sempre più consistenti di gas naturale.

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