23 Giugno 2023
Il Presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, e il Curatore della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, Adriano Pedrosa, hanno annunciato ieri nella sede di Ca' Giustinian il titolo e il tema della Biennale Arte 2024, che si svolgerà dal 20 aprile al 24 novembre 2024 (pre-apertura 17, 18, 19 aprile) ai Giardini, all’Arsenale e in vari luoghi di Venezia. Al via nella stessa giornata anche il secondo bando Biennale College Arte, il cui workshop avrà inizio dal prossimo autunno 2023. L’obiettivo è quello di affiancare all’Esposizione Internazionale d’Arte un laboratorio di ricerca e sperimentazione, per lo sviluppo e la produzione di progetti artistici di artiste/ i emergenti under 30.
La 60. Esposizione Internazionale d’Arte si intitolerà Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. Il titolo è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Le opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole Stranieri Ovunque”.
Il titolo scelto per la prossima edizione è Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. Il titolo è tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo. Le opere consistono in sculture al neon di vari colori che riportano in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”.
Il curatore Adriano Pedrosa illustra così la sua scelta: «Il contesto in cui si colloca l’opera è un mondo pieno di crisi ultiformi che riguardano il movimento e l’esistenza delle persone all’interno di Paesi, nazioni, territori e confini e che riflettono i rischi e le insidie che si celano all’interno della lingua, delle sue possibili traduzioni e della nazionalità, esprimendo differenze e disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dalla libertà e dalla ricchezza. In questo panorama, l’espressione Stranieri Ovunque ha (almeno) un duplice significato. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, che a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri.»
il Presidente della Biennale aggiunge Roberto Cicutto: «Adriano Pedrosa è un curatore brasiliano e direttore del MASP, Museo di San Paolo realizzato dall’architetta di origine italiana Lina Bo Bardi. Si è contraddistinto per originalità e innovazione, anticipando temi e linee curatoriali poi seguite da altre mostre in tutto il mondo. Cambiare il punto di vista attraverso cui raccontare l’arte contemporanea credo sia ciò che una istituzione di rilevanza internazionale come La Biennale di Venezia debba fare. E qui non si tratta solo di un punto di vista estetico ma anche geografico, come quando al cinema si riprende la stessa scena in controcampo. Questa è la 60esima edizione dell’Esposizione Internazionale d’Arte Contemporanea nell’arco di 128 anni dalla prima, e non c’era mai stata una curatrice o un curatore proveniente da un paese dell’America Latina. La partecipazione di artiste e artisti sudamericani alla Biennale è sempre stata nutrita. Ma diverso è quando a invitare è un curatore che ha radici nella stessa cultura e ha sviluppato nel corso degli anni uno sguardo globale. La sua ricerca è anche focalizzata su artiste e artisti che, pur provenienti da culture e mondi diversi, hanno saputo mantenere sentimenti, caratteri ed esperienze della loro cultura d’origine ovunque si trovino. Mi piace che in questa Mostra ci sia la presenza di opere realizzate nel secolo scorso che oggi vengono considerate punti di riferimento per le nuove generazioni. E all’interno di questo movimento ritroveremo molti nomi italiani.Adriano Pedrosa si cimenterà con la seconda edizione del College Arte, apertosi nel 2022 con Cecilia Alemani, un’attività cui La Biennale tiene moltissimo. Sono certo che la 60. Esposizione Internazionale d’Arte e il suo curatore sapranno emozionare e colmare (come ha detto la curatrice della 18esima edizione della Biennale Architettura Lesley Lokko) quelle falle nella storia dell’arte con molte presenze finora trascurate.»
Dal 22 giugno, è online il formulario per la presentazione delle proposte di progetti quali Eventi Collaterali, promossi da enti e istituzioni internazionali senza scopo di lucro, operanti nel campo dell’arte che allestiranno le loro mostre e le loro iniziative a Venezia, qualora selezionati.
Pensa che l'arte contemporanea abbia passato questo periodo un po' buio, lei viene da un paese molto solare dove l'arte è piena di colore, cosa ne pensa?
No, non credo che sia passato, penso che queste domande facciano ancora parte delle soggettività, posizioni e esperienze dell'artista, anche se, come ho detto, alcuni artisti lo fanno in modo più deliberato e altri meno. Credo che la prossima biennale presenterà una varietà di artisti, alcuni dei quali sono più interessati a questi temi, mentre altri si occupano di questioni formali dell'arte stessa, il che mi sembra importante.
Per quanto riguarda la sua ricerca in un continente importante come l'Asia, qual è l'atmosfera che si respira oggi?
È sempre difficile dire quale sia l'atmosfera, perché quando faccio ricerca non guardo all'intera scena, ma entro e osservo cose molto specifiche. Per esempio, sono stato in Indonesia, a Singapore, nelle Filippine e poi a Hong Kong, e ho osservato tipi di artisti molto particolari. Non era la prima volta che mi recavo in questi luoghi, ho visto artisti Queer e poi ad artisti che trattavano il tema della migrazione, mi interessavano le questioni post-coloniali e infine ricercavo i modelli in queste diverse parti.
Penso che sia molto difficile da riassumere in un'unica affermazione o intenzione, l'idea è quella di portare artisti da diverse parti del mondo, da diverse soggettività e posizioni. C'è interesse per lo straniero, l'artista della diaspora, l'espatriato, l'emigrato e l'esiliato, ma a me interessano gli artisti indigeni che spesso sono trattati come stranieri nella loro terra. Mi incuriosiscono anche gli outsider che lavorano al di fuori del mondo dell'arte tradizionale e del mondo accademico e infine gli artisti queer. A questo proposito, speriamo di presentare una mostra più varia, plurale e polifonica.
Credo di sì, ma ho anche accennato al fatto che gli artisti stanno lavorando con questioni più formali, con questioni legate al loro linguaggio o idioma, anche l'astrazione stessa avrà una presenza, sebbene non tutti gli artisti stranieri, queer, outsider o indigeni stiano lavorando su questi temi.
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