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Metaverso tra servi, pecore e figli tamagotchi: fuggiamo il "non avrete nulla, ma sarete felici"

Assistiamo all'ignobile spettacolo di uomini che diventano servi. Gravati da un debito pubblico pro capite di 46.500 Euro, siamo un gregge da condurre al macello

08 Giugno 2022

Metaverso tra servi, pecore e figli tamagotchi: fuggiamo il "non avrete nulla, ma sarete felici"

fonte: pixabay

SCRITTI PANDEMICI

In un articolo sulla Frankfurter Zeitung del 12 dicembre 1926, Joseph Roth dall’Unione Sovietica scriveva: “In campagna è ancora possibile assistere ad un nobile spettacolo: lo spettacolo dei servi che stanno diventando uomini.”
Da servi della gleba a uomini: davvero un nobile spettacolo!
Il contrario di nobile è ignobile. Qui in Italia, quasi cent’anni più tardi, assistiamo all’ignobile spettacolo di uomini che stanno diventando servi.
E come potrei chiamare altrimenti esseri umani i cui diritti umani e costituzionali vengono calpestati, la cui volontà (espressa nel referendum del 2011 sull’acqua quale bene pubblico) viene ignorata (privatizzando l’intera gestione degli acquedotti, con l’unica opposizione parlamentare di Alternativa), il cui futuro viene deciso da un manipolo di persone che operando a livello sovranazionale hanno svuotato di significato il concetto stesso di democrazia parlamentare?
Ho vissuto l’età dell’innocenza, quella in cui molti di noi erano certi che gli Stati Uniti fossero il poliziotto buono del mondo, la Nazione che esportava la democrazia. Certo, io avevo molti dubbi, dopo avere visto la fotografia di Salvador Allende con l’elmetto. Sapevo del ruolo della CIA, dell’ipocrisia con cui golpe orchestrati a Washington venivano presentati come rivoluzioni democratiche.
Ma soltanto nel 2014, a Euromaidan, dopo avere stretto le mani dei mercenari georgiani pagati dagli americani, ho perso ogni illusione. La politica è un gioco sporco, sotto tutti i punti di vista e la destabilizzazione americana non è né meglio né peggio di quella russa.
Non ho mai creduto nell’uno vale uno, nella democrazia dal basso in cui si vota sulla piattaforma Rousseau, nella capacità della casalinga di Voghera di prendere posizione su questioni complesse come quelle oggetto dell’imminente referendum. Tuttavia, qual è l’alternativa? Una dittatura? All’orizzonte non vedo dittatori illuminati: soltanto banchieri occupati a lasciare un Paese in pasto alla speculazione.
Un Paese nel quale assistiamo impotenti all’ignobile spettacolo di uomini che stanno diventando servi.
E tutti noi, servi della gleba del capitalismo, gravati da un debito pubblico pro capite di circa 46.500 Euro, siamo da un lato gregge da condurre e da tosare e dall’altro un problema per i neo malthusiani che vorrebbero ridurre il numero di abitanti della terra.
“La massa per me non è altro che un gregge di pecore, finché non è organizzata. Non sono affatto contro di essa. Soltanto nego che essa possa governarsi da sé. Ma se la si conduce, bisogna reggerla con due redini: entusiasmo e interesse. Chi si serve solo di uno dei due, corre pericolo. La massa ama gli uomini forti, la massa è donna.” (Benito Mussolini).
Altri tempi, altri uomini… Oggi, per condurre il gregge di pecore basta spaventarlo: altro che entusiasmo e interesse!
E il gregge, docile, si lascerà condurre e tosare verso la sua fine ineluttabile: il macello.
Ho orrore di tutto, fatico a commentare la quotidianità. Soprattutto fatico a vivere circondato da uomini che accettano passivamente di diventare servi.
Rileggo Piero Gobetti e trovo le sue amare considerazioni attualissime:
“Combattevamo Mussolini come corruttore, prima che come tiranno; il fascismo come tutela paterna prima che come dittatura; non insistevamo sui lamenti per la mancanza della libertà e per la violenza, ma rivolgemmo la nostra polemica contro gli italiani che non resistevano, che si lasciavano addomesticare.”
Passivamente siamo da due anni e mezzo in un totalitarismo che fa del paternalismo la propria arma micidiale. In nome del nostro bene collettivo vengono sacrificare le nostre libertà individuali.
Per un libertario è aberrante, ma per coloro che mi circondano è il futuro dell’umanità: una galoppata collettiva verso il baratro dello Stato padre padrone che mi obbliga a sposare il pensiero dominante, a conformarmi alla narrazione confezionata da poteri sovranazionali, ad accettare il rischio di una vaccinazione autorizzata in via condizionata perché è nell’interesse collettivo che prevale sui miei diritti individuali.
Vorrei restare in Italia, fare la mia piccola parte nella dissidenza (più che altro per ragioni etiche, non certo per la speranza di cambiare la direzione delle cose). Ma non ce la faccio, sono logorato, disgustato dall’ignobile spettacolo. Tutto ciò che spero è che la terra sia grande a sufficienza per trovare un luogo dove io possa fuggire. Se li avessi, pagherei volentieri i 46.500 Euro che, come ogni Italiano, devo alla speculazione internazionale. Lo so, li già pagati molte volte (e loro li hanno incassati altrettante sotto forma di interessi), ma non è possibile ricomprarsi la libertà, all’usuraio fa comodo tenere sotto il tacco il proprio debitore. Sono già un servo, anche se penso ancora da uomo libero. Non ho più la forza di lottare, mi affido all’ennesimo unto del Signore, all’uomo del miracolo, al banchiere internazionale. Ho schifo di me stesso, della mia passività, della facilità con cui mi sto facendo addomesticare. Piero Gobetti è passato alla Storia, era un uomo coraggioso ma lottava contro un dittatore da operetta, un maestro di Predappio, non contro un banchiere stimato da tutti come il nostro Mario Draghi, non contro la finanza globalista e in ultima analisi l’intero mondo Occidentale.
Figlie mie, sarete serve, ma con un po’ di fortuna potrete crescere un figlio tamagotchi nel Metaverso. Secondo quel simpatico transumanista del Professor Klaus Schwab, non avrete nulla ma sarete felici. Vostro padre oggi non lo è e la mia sofferenza per il nostro Destino comune è indicibile. Il mio presente è già distopico e non so dove fuggire. Perdonate dunque le mie assenze, le mie ore chiuso in studio a rileggere i miei romanzieri preferiti, le notti insonni a scrivere: questa è la fuga più a buon mercato, l’unica alla portata di un povero schiavo che ha avuto l’arroganza e l’ingenuità di credersi un uomo libero, unico, irripetibile, persino sacro nel senso dato dai cristiani alla sacralità di ogni vita. Vi voglio bene, vogliatene anche voi al vostro figlio tamagotchi.

Di Alfredo Tocchi

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