03 Maggio 2022
"Imprese private e pubbliche virtù. Progetti e visioni in dialogo sul bene comune", è il nuovo libro edito da Marsilio, con la prefazione di Romano Prodi che si pone un'importante profetica domanda: "Può l’impresa privata occuparsi dell'interesse collettivo, avere un fine al di là del profitto?". Sullo sfondo della conversazione tra Renata Codello e Simone Bemporad c’è Venezia e il suo millenario magistero. Bemporad, prima giornalista, poi manager in varie aziende – tra le quali Iri, Enel e Assicurazioni Generali –, ha vissuto a lungo a Washington, dove è stato rappresentante di Leonardo Finmeccanica presso il governo degli Stati Uniti. Per Generali ha dato vita al progetto The Human Safety Net, attivo in oltre venti Paesi, oggi visibile a Venezia nella sede delle Procurati e Vecchie di proprietà delle Generali appena restaurate; Codello, architetto, è segretario generale della Fondazione Giorgio Cini di Venezia dopo un passato da dirigente del ministero della Cultura e sovrintendente ai Beni architettonici e paesaggistici di Venezia e Roma.
I due si sono confrontati su un tema che per la città di Venezia rappresenta il nodo fondamentale del suo presente e del suo incerto futuro: il ruolo del privato nei destini della tutela dei beni pubblici. Il dialogo diviene così un’invenzione a due voci, di qua Bemporad, con sotto gli occhi l’esempio plastico delle Procurati e Vecchie appena restaurate da David Chipperfield e restituite alla collettività; di là Codello, con sotto gli occhi l’esempio virtuoso delle "Vatican Chapels", le dieci cappelle costruite per la Biennale Architettura 2018 e mai più smontate e donate alla sensibilità del visitatore. "Sono dieci architetture realizzate grazie al contributo di imprese private in diversi settori delle costruzioni - scrive Codello. Nascono come installazioni temporanee, destinate a essere smontate alla fine della Biennale.
Ma vengono talmente apprezzate dal pubblico e dalla critica che il ministero della Cultura ne riconosce il valore di opered d’arte, e il Demanio e la Fondazione Cini le accolgono permanentemente a San Giorgio, ospitate in un vero e proprio 'parco' di architettura contemporanea nell’isola veneziana". Ma Venezia è un vero giacimento di quanto il dialogo tra pubblico e privato possa prolungare la vita a luoghi fragili e di una bellezza inaudita. Gli esempi non mancano, dal Negozio Olivetti di Piazza San Marco, progettato da Carlo Scarpa, "un piccolo spazio - scrive Codello - progettato e realizzato con una cura straordinaria", alla Fondazione Pinault a Punta della Dogana, che, secondo Bemporad, "racconta della collaborazione tra pubblico e privato e di come si può fare del bene alla propria azienda impegnandosi per il bene comune. Costituisce un esempio di come un imprenditore “illuminato” possa trarre beneficio dal mettere a disposizione del pubblico un bene proprio". Pinault per Bemporad rappresenta "un imprenditore che ha saputo cogliere l’anima di Veneziae ha voluto investire in un’operazione complessa quale il restauro di una fabbrica secentesca, di proprietà pubblica, trasformata in uno spazio culturale". Ci sono gli esempi virtuosi, ma ci sono ovviamente anche i molti nodi che imbrigliano la città di Venezia. Uno è sicuramente l’overtourism, un turismo di massa non sostenibile in una città sostenibile per eccellenza. Un turismo che ha mangiato residenti e possibilità di vita e che rende spesso la città un luogo di finestre chiuse, con abitazioni che si animano solo per brevi periodi o trasformate in alloggi turistici. "Venezia è qualcosa di tutti i luoghi del mondo", scrive Codello citando il Calvino delle Città invisibili, che scriveva: "Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia" e il Pamukdi un appello per la salvaguardia di Venezia: "Venezia è Pechino...Venezia è Boston, Venezia è Kyoto, Venezia è Calcutta, Venezia è San Pietroburgo(...). Salvare Venezia è salvare tutta l’umanità e ogni città del mondo". E chissà che questo saggio non apra gli occhi ad altri privati.
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