02 Maggio 2022
SCRITTI PANDEMICI
Boris ist geil
Ho incontrato Boris Becker diverse volte, a Montecarlo. Sposato con Barbara (nera, magnifica), non passava di certo inosservato. Dall’alto del suo metro e novanta, dritto, atletico, elegantissimo, guardava noi comuni mortali con un’aria sorniona, quasi per ricordarci: “Ich bin geil”.
Per me, che nato all’inizio degli anni Sessanta avevo seguito tutta la sua straordinaria carriera, era un mito.
Per carattere, il mio atleta preferito restava Ingemar Stenmark, il mio vicino di casa all’Annonciade: lo incontravo nei garage, al volante di una Saab e lo salutavo con un timido cenno del capo, conoscendo la sua proverbiale riservatezza.
Becker era l’opposto: tutto in lui esplodeva, richiamava l’attenzione.
Talenti straordinari, atleti leggendari…
Oggi, Stenmark è tornato a vivere in Svezia, con la terza moglie.
Boris Becker è rinchiuso nel carcere inglese di Wandsworth, dopo una condanna per bancarotta fraudolenta.
Il talento è un dono magnifico, ma a volte avvelenato. Chi non ha mai sognato la fama, il successo sportivo, la notorietà internazionale, il denaro e le conquiste (anche femminili)?
Io sono sempre stato e resto un sognatore. Per fortuna non sono invidioso, altrimenti mi roderei sapendo che mai nessuna donna conserverà il mio seme dopo un rapporto orale pur di avere un figlio da me. Così, almeno secondo la leggenda, fece con Boris Becker Angelika Ermakova.
Dalle stelle della Salle des étoiles di Montecarlo, alla cella di Wandsworth. Dagli eccessi sessuali più sfrenati, a un’astinenza monacale. Da ragazzino famoso in tutto il mondo prima della maggiore età a detenuto.
Sono le incognite della vita umana, del Destino individuale. Nel caso di Becker, i piatti della bilancia sembrano essersi equilibrati, ma è un’illusione. Chi creda nella giustizia del mondo è cieco, sordo o idiota. Chi sia convinto che il male e il bene siano equamente distribuiti in questo mondo dovrebbe farsi un giro in un reparto di oncologia infantile, chiedere scusa del suo errore e ringraziare Dio o la fortuna.
Il mondo è popolato da individui estremamente fortunati, individui estremamente sfortunati e – più spesso – da individui al centro dello spettro di possibilità. La diversità è la regola aurea della natura. Gli esseri umani non sono cyborg prodotti in serie, la standardizzazione e il controllo di qualità auspicati dai transumanisti sono concetti aberranti. Lasciamo fare al Creatore, come è sempre stato da che mondo è mondo, non pecchiamo di superbia. Qualcuno di noi sarà più sfortunato, mettiamolo in conto, ma qualcun altro – come Boris Becker – sarà geil. L’ideologia comunista (che Churchill definì una giusta distribuzione della miseria) applicata alla creazione ci toglie il sogno (tutto umano) di avere figli fortunati, talentuosi.
Lunga e felice vita a Ingemar Stenmark e a Boris Becker, che hanno alimentato in me quel sogno.
di Alfredo Tocchi
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