Il debutto
05 Ottobre 2012
Si trova sulla punta di una spada; si regge su tre segni rapidi, ineluttabili, la zeta, “la zeta che vuol dire Zorro”. A Zorro, il più grande eroe mascherato di tutti i tempi, Stefano D’Orazio, ex Pooh, ha deciso di dedicare il suo nuovo musical, che si intitola “W Zorro” e ha debuttato il 9 ottobre al Teatro Sistina. Alla parte musicale ha collaborato un altro ex Pooh, Roby Facchinetti. La regia dello spettacolo è di Fabrizio Angelini, in collaborazione con Gianfranco Vergoni; le scene sono di Aldo de Lorenzo e i costumi di Zaira de Vincentiis. Il musical farà una tournee molto impegnativa: dal 9 al 18 novembre a Napoli, dal 7 al 9 dicembre a Torino, dal 19 al 20 gennaio a Firenze; sarà in giro in Italia fino a fine febbraio.Zorro è interpretato da Michel Altieri, cantante e attore italo-francese di grande bravura, che si è fatto apprezzare già in altri musical, “La Bella e la Bestia” (2010) e, oltreoceano, “Dracula”(2011). Altieri, scoperto da Luciano Pavarotti, è stato anche Renzo nei “Promessi sposi” di Tato Russo (2000), Dorian Gray in “Il ritratto di Dorian Gray” di Tato Russo (2002) e Cristiano in “Cyrano de Bergerac” di D’Elia (2004). Dopo aver raccontato con musica e parole “Pinocchio”, “Aladdin”, e Donna, la simpaticissima protagonista di “Mamma mia!”, Stefano D’Orazio si è messo all’opera per dipanare la storia di Zorro dalla fitta matassa dell’immaginario popolare –Batman, Superman, Wonder Woman, l’Uomo Ragno. Ma Zorro è sfuggente come un gatto: ogni volta che le autorità pensano di averlo in pugno, ecco apparire un distinto signore, raffinato nell’abbigliamento e nei modi, don Diego De La Vega. Zorro è troppo astuto per lasciarsi acciuffare. Non vola, non ha muscoli che strappano la camicia: sarebbe solo un abile spadaccino, in fondo, se non fosse per essa, la volpe. In spagnolo “zorro” significa “volpe”. Questo è il suo superpotere, l’astuzia. E la zeta. Zorro e don Diego De La Vega sono due facce ben distinte dello stesso uomo. Don Diego è un nobile, Zorro è un combattente. Il primo è languido e indifferente; il secondo s’impegna a difendere gli oppressi, i discriminati. Zorro a differenza di don Diego, ha una missione da compiere, ha una responsabilità verso la sua comunità. Zorro è il motivo per cui don Diego esiste, è la sua essenza; grazie a lui è se stesso pienamente, fino in fondo; in Zorro egli coincide con la sua vocazione, con la sua missione di vita.Allora non è don Diego che si traveste da Zorro, ma è Zorro che si traveste da don Diego.Don Diego si mostra sprovveduto e ignaro; fa finta di essere dalla parte dell’autorità (raffigurata dal buffo e inetto sergente Garcia); sorride, mentre dentro c’è qualcosa che si torce: la vera maschera è lui. Don Diego è la maschera di Zorro. Oltre a questa, Zorro ha tante altre maschere: si ritrova oggi in Batman, nell’Uomo Ragno, di cui è precursore; è stato Douglas Fairbanks, Guy Williams, Anthony Hopkins, Antonio Banderas . È stato sempre se stesso e altro fino, forse, a varcare la soglia della realtà. Secondo alcuni studi, infatti, Zorro potrebbe identificarsi con un uomo vissuto in Messico, nel 1600, durante la dominazione spagnola, di nome Guillén Lombardo (William Lamport). Inizialmente, invece, era solo parola: per la prima volta Zorro comparve nel romanzo “The curse of Capistrano” (“La maledizione di Capistrano”) di Johnston McCulley, pubblicato nella rivista pulp “All-Story Weekly” nel 1919. Dopo il successo del film muto del 1920, il romanzo fu riproposto con un nuovo titolo, “The mark of Zorro” (“Il segno di Zorro”).Zorro, ha spiegato Stefano D'Orazio, "è un'icona di chi lotta per la giustizia e aiuta gli oppressi, quindi un personaggio di cui si sente oggi più che mai la necessità”.La zeta è, dunque, una promessa. La promessa di un mondo migliore. La zeta è, forse, l’u-topia, l’isola che non c’è.
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