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Consenso per rapporti sessuali, presidente tribunale di Milano Fabio Roia choc: “Problema per gli uomini dimostrare volontà atto, dubbiosi si astengano”

La nuova legge sul consenso riscrive il reato di stupro: per Roia l’assenza di un sì “pieno e attuale” basta a configurare il crimine, ma il nuovo impianto sposta sugli uomini l’onere di provare il consenso

26 Novembre 2025

Consenso per rapporti sessuali, presidente tribunale di Milano Fabio Roia: “Problema per gli uomini dimostrare volontà atto, dubbiosi si astengano”

Fabio Roia Fonte: X @BMitraglia

Sono parole choc quelle pronunciate dal presidente del tribunale di Milano Fabio Roia sulla nuova legge sul consenso per i rapporti sessuali. Il magistrato ha infatti dichiarato che sarà “un problema per gli uomini dimostrare la volontà dell’atto” e che chiè dubbioso si astenga”, definendo in modo netto la portata operativa del provvedimento. La riforma sposta l’attenzione dal tema della costrizione alla verifica dell’esistenza di un consenso “pieno, consapevole e attuale”, modificando i criteri di accertamento nei procedimenti per violenza sessuale.

Consenso per rapporti sessuali, presidente tribunale di Milano Fabio Roia choc: “Problema per gli uomini dimostrare volontà atto, dubbiosi si astengano”

Roia definisce la legge immediatamente operativa e non meramente simbolica: “Assolutamente sì, la legge approvata ieri alla Camera non è solo un’operazione simbolica o di traino culturale comunque importantissimo, ma sarà uno strumento estremamente utile nell’operatività dei processi”. Il riferimento è al superamento dell’obbligo di provare minaccia o costrizione, finora elemento centrale nei dibattimenti: “Fino ad ora, nei processi per stupro per provare la violenza occorreva dimostrare l’elemento della minaccia e della costrizione”.

L’innovazione principale è contenuta nella nuova definizione di stupro: “Ora questa legge spazza via questo tipo di argomentazioni affermando senza giri di parole che siamo davanti ad uno stupro ogni qualvolta non ci sia un consenso pieno, consapevole e attuale. Sia prima che durante il rapporto sessuale”. Un’impostazione che amplia l’ambito del reato e che, per stessa ammissione del magistrato, inciderà sulla gestione delle prove e sulla conduzione dei processi.

Roia sottolinea che la denuncia diventa il punto di partenza dell’accertamento: “Intanto la persona offesa si assume la responsabilità di quello che afferma. Dunque, io pubblico ministero davanti ad una donna che si presenta a denunciare o che testimonia di avere subìto un atto sessuale senza il suo consenso mi trovo davanti ad una notizia di reato e devo crederle”. Il magistrato evidenzia anche gli effetti procedurali: “risparmierà alle donne vittime di violenza l’enorme sacrificio di dover rispondere a domande… e renderà assai più celeri i processi”.

La verifica del consenso resta affidata alla ricostruzione delle circostanze: “Naturalmente sarà necessario verificare le condizioni in cui si è consumato l’atto sessuale. Ovviamente non è che si arriva al punto di chiedere un consenso scritto, ma diciamo che d’ora in poi questo è un problema che riguarda gli uomini”. Roia aggiunge che, in caso di denuncia, “la prova c’è già. Poi naturalmente andrà valutata nel dibattimento”. Da qui la sua conclusione: “Diciamo che se l’uomo non è sicuro del consenso della donna, farà meglio ad astenersi”.

Il presidente del tribunale evidenzia infine la dimensione politica della riforma, una legge “firmata da maggioranza e opposizione” e definita “un bellissimo segnale”, paragonabile al clima del 1996 che portò alla legge sulla violenza sessuale: “È un bel momento della politica”.

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