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Garlasco, DNA di “Ignoto 3” nella bocca di Chiara Poggi con quello dell’assistente del medico legale, altri 3 tamponi orofaringei illeggibili

Secondo i periti il DNA di "Ignoto 3" non sarebbe compatibile con un’azione violenta sulla zona faringea della vittima, ma si spiegherebbe meglio con una contaminazione

14 Luglio 2025

Garlasco, DNA di “Ignoto 3” nella bocca di Chiara Poggi con quello dell’assistente del medico legale, altri 3 tamponi orofaringei illeggibili

Gli esiti dei tamponi orofaringei di Chiara Poggi, analizzati nell’incidente probatorio legato alla nuova inchiesta, confermano la presenza di un DNA sconosciuto nella bocca della vittima. Si tratta del profilo genetico di un uomo non identificato, denominato “Ignoto 3”, insieme a quello – già noto – dell’assistente del medico legale che nel 2007 eseguì l’autopsia. 3 dei 5 campioni risultano purtroppo illeggibili.

Garlasco, DNA di “Ignoto 3” nella bocca di Chiara Poggi con quello dell’assistente del medico legale, altri 3 tamponi orofaringei illeggibili

Gli esami eseguiti sul tampone orofaringeo hanno rivelato che 2 campioni risultano interpretabili: uno ha avuto un match genetico all’80% con l’assistente del medico legale, l’altro ha fatto emergere un profilo maschile non identificato, denominato "Ignoto 3". Gli altri 3 campioni sono stati definiti illeggibili, dunque non utilizzabili ai fini investigativi.

"Nella bocca di Chiara Poggi c'è anche il Dna di un ignoto", confermano le analisi. Tuttavia, la quantità rilevata è definita "infinitesimale", un dato che secondo i periti non sarebbe compatibile con un’azione violenta sulla zona faringea della vittima e che si spiegherebbe meglio con una contaminazione. "Non riconducibile ad un'azione violenta nella zona faringea della vittima e da 'contaminazione'", si legge nella relazione.

La genetista Denise Albani, perita incaricata dal giudice per le indagini preliminari di Pavia, ha richiesto "qualche specifica in più" al medico legale Marco Ballardini per chiarire come fu eseguito il tampone durante l’autopsia. Un dettaglio fondamentale, anche perché – precisano gli esperti – "non si tratta di un tampone sterile, ma di una garza presa in sala autoptica", utilizzata all’epoca solo per raccogliere materiale genetico della vittima.

L’ipotesi più accreditata al momento è che la contaminazione possa essere avvenuta proprio in sala autoptica, "maneggiando la garza o toccandola con oggetti a loro volta contaminati". Resta il fatto che quel DNA estraneo, "Ignoto 3", aggiunge un nuovo tassello oscuro a un delitto per cui l’allora fidanzato di Chiara, Alberto Stasi, è stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere.

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