Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Sabato, Garlasco e Popcorn: la fiction di un'Italia che si ripete, tra supertestimoni, agenti segreti e prove scomparse

Diciotto anni fa veniva massacrata  una giovane ragazza in un piccolo paese della provincia italiana, Garlasco,  che se non fosse per l'omicidio, sarebbe noto solo per le sagre e per un campanile pendente di pochi gradi. Il fidanzato della vittima è condannato. Caso chiuso, direte voi. E invece no.

14 Giugno 2025

Chiara Poggi, chi era? Alberto Stasi, genitori, cugine Cappa data di nascita e tomba

È sabato. Il sole tramonta pigramente dietro le persiane e io, come ogni italiano sano di mente in cerca di follia, mi siedo davanti alla televisione con l’aria di chi sa già che ne uscirà confuso, indignato… ma assolutamente intrattenuto. Mi stappo una birra ghiacciata e parte la sigla: Il Caso Garlasco – La Verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Lo sapevo: sarà un sabato epico.

Mi concentro ed inizio a seguire l’evolversi della trama in maniera appassionata.

Diciotto anni fa veniva massacrata  una giovane ragazza in un piccolo paese della provincia italiana, Garlasco,  che se non fosse per l'omicidio, sarebbe noto solo per le sagre e per un campanile pendente di pochi gradi. Il fidanzato della vittima è condannato. Caso chiuso, direte voi. E invece no. Gli sceneggiatori, chiunque essi siano,  hanno questa meravigliosa tendenza al colpo di scena postumo, come le serie americane quando non sanno più cosa inventarsi e rispolverano vecchi attori: entra in scena la riapertura del caso.

Ma non è una riapertura normale. No. È un'apertura in stile Pandora: è un vaso dal quale emergono dei Goblin, come quelli del film La Storia Infinita.

Due gemelle cugine della vittima, che sembrano uscite da un film di Dario Argento e cresciute a pane e rancore. Invidia, si mormora. Magari la vittima aveva avuto un fidanzato più carino, o semplicemente una frangetta più ordinata.

Poi, come in ogni buona telenovela che si rispetti, spuntano i genitori delle gemelle, coinvolti in relazioni affettive così confuse che servirebbe un algoritmo di Elon Musk per capirci qualcosa. Le passioni si mescolano agli interessi, e il sangue — in tutti i sensi — comincia a scorrere. Il padre, l’ Ermanno, è un uomo così potente da vantare rapporti con industriali, politici e forse financo con agenti segreti. Sulla madre invece, non si dice quasi niente. La signora Rosa resta sempre in ombra.

Ma non finisce qui. La storia è ancora più avvincente! Compare anche il Sempio, amico fraterno del fratello della vittima, sospettato di essere lì, in casa, al momento del delitto e con un cognome che in Lomellina tutti conoscono. Tipo discreto, che probabilmente quella sera era venuto solo a restituire una chiavetta USB. Peccato che nessuno ricordi di avergliela prestata.

E poi il colpo di genio narrativo: le sette. Non una, ma tante, indistinte, sfumate come le ombre nei film noir: le bestie, le bestioline, i 100 e il gruppo della Bozzola, che fa tanto Crisalide . Frequentate da amici delle gemelle, da amici di Sempio, da amici degli amici. Riti, sangue, pennelli e  forse anche un po’ di danza contemporanea. La cosa importante è che, se c’è il diavolo, lo share sale.

Nel frattempo, mentre il telespettatore annaspa, entrano in scena carabinieri distratti, prove perse con la leggerezza di un fazzoletto al vento, e suicidi misteriosi di testimoni, adepti, forze dell’ordine e forse anche del tecnico luci del set.

Ed è proprio in questa nebbia da spy story di provincia che fa il suo ingresso un personaggio leggendario:  il criminologo con un passato nei servizi segreti, una collezione di pipe rare e una casa ai margini del paese, vicino a un castello e — dettaglio che fa la differenza — a uno sportello bancario molto speciale, che nessuno a Garlasco conosce… tranne quelli che contano. Ma questa, come dice lui, è un’altra storia.  Osserva tutto, annota mentalmente, e ogni tanto fa capolino sullo schermo con una frase secca e definitiva, tipo “Chi guarda troppo il delitto, spesso dimentica il movente”. Applausi in studio

Attenzione però, questa non è fiction: è la realtà, come ci viene ripetuto in tono grave e documentaristico dagli attori/ giornalisti che inneggiano  a Napoleone, il PM dal nome evocativo. Un rivoluzionario della toga, che entra in aula con la marcia imperiale in sottofondo (almeno nella mia testa). Accanto a lui, un avvocato temerario, Antonio Lancillotto De Rensis, con una moralità adamantina e una fedeltà alla verità più incrollabile di quella di un ultras della Juventus al suo presidente. Al suo fianco un misterioso team di detective, una specie di A Team,  che, solo per amore della verità, effettua costosissime indagini “illegali” per anni . Che grande trovata!

Infine due uomini per unire i mondi di sopra e i mondi di sotto: Alessandro De Giuseppe, giornalista delle Iene, che dopo una “visione” sulla tomba della vittima (non si capisce se mistica o legata al prosecco), scopre il super testimone. Uno che però, a onor del vero, sostiene di essere stato lui a contattare le Iene, e non viceversa. Dettagli. E l’altro, Fabrizio Corona, il giornalista pentito che, spinto da De Rensis, entra in scena con la sua A.I. per difendere il Diritto e la Verità,  paragonandosi niente popo di meno che a Batman.

Il risultato? Un affresco cupo, barocco, a tratti esilarante nella sua tragicità. Un’Italia gattopardesca dove nulla è mai come sembra, dove tutti sono coinvolti, e dove anche il pizzaiolo sotto casa potrebbe finire tra gli indagati se ha messo troppo salame sulla margherita. Neanche David Linch sarebbe riuscito ad arrivare a tanto.

E ora la domanda è: dove ci porterà tutto questo? Forse alla verità. Forse a un nuovo giro di accuse. O forse solo a un’altra stagione, con sigla cantata da Mahmood e finalone al Foro Italico. Ma una cosa è certa: per mobilitazione di PM, giornalisti, agenti segreti, membri di sette, croupier e professionisti del sospetto, solo Mani Pulite aveva fatto meglio.

Che stia per arrivare una nuova rivoluzione? Magari stavolta comincia con Netflix, ma finisce in Parlamento. Intanto, io mi preparo per sabato prossimo. Popcorn e Codice Penale alla mano. Napoleone come Di Pietro ?

di Leonida Martusciello

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x