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I mostri veri e i mostri apparenti: quello che ci dicono la liberazione di Giovanni Brusca e la riapertura del caso Garlasco

Ora provate a rispondere alla sola domanda che si sta alzando nel Paese: l’ergastolo a questo punto a chi va dato?

07 Giugno 2025

I mostri veri e i mostri apparenti: quello che ci dicono la liberazione di Giovanni Brusca e la riapertura del caso Garlasco

Collage LaPresse

Ammetto di non seguire gli aggiornamenti del caso Garlasco. Non per disinteresse, ma perché trovo pericoloso nella sua morbosità lo schema che lo rappresenta, ovvero la creazione del cattivo, di un cattivo che pezzo dopo pezzo diventa nella nostra testa il mostro. E quel mostro va condannato. Da chi? Dal tribunale del popolo, innanzitutto.

Però è lo stesso popolo a cui si dà in pasto la notizia della liberazione di Giovanni Brusca, che però mostro lo è davvero. Per tutti è il boia di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta: fu lui ad azionare il telecomando che all’altezza di Capaci innescò l'esplosione il 23 maggio del 1992. È stato lui il capomafia dell’attentatuni, nonchè di decine di altri omicidi, tra cui Giuseppe Di Matteo, il figlio di un altro mafioso che stava collaborando con la giustizia, bruciato vivo e sciolto nell’acido dopo quasi 800 giorni di prigionia.

Ebbene questo mostro oggi è libero perché sono trascorsi i quattro anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, ultimo debito con la giustizia. Dopo l'arresto e dopo un primo falso pentimento, il boss di San Giuseppe Jato decise di collaborare con la giustizia e ottenere, con soli 25 anni di carcere, la libertà vigilata. E ora la possibilità di tornare a vivere, lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e sottoposto al programma di protezione. "Ma è una legge voluta da Giovanni Falcone", dicono come a lenire una ferita. Ed è vero: quella legge che premia i mafiosi che con le loro dichiarazioni permettono di smontare la struttura di Cosa Nostra l’ha voluta Falcone, come grimaldello per sconfiggere le mafie. È quella specie di negoziazione che si fa tra forti, uno dei quali però rappresenta l’autorità, la comunità, la Legge. L’altro no, l’altro ne è la negazione ma, appunto, essendo ugualmente potente e forte non può essere sconfitto se non con una leva “ingiusta” ma necessaria per far vincere il Bene.

Ora le questioni sono due e non attengono alla domanda se sia giusto oppure no, ma attengono altre due questioni: se lo Stato fa cose ingiuste (e la restituzione alla libertà di un criminale mostruoso lo è) per far vincere un Bene superiore al giusto (quindi Bene e Giusto non coincidono, ce lo conferma questo scambio), come può lo stesso Stato sconfinare nel Male e nell’Ingiusto? Provo a spiegarmi. La restituzione della libertà con nuova identità di identità di Giovanni Brusca non potrà mai essere capito in un Paese dove lo Stato non garantisce le vittime; dove la gente comune viene sbattuta in galera con accuse infamanti ed era innocente; o dove le persone si ritrovano senza soldi e senza dignità magari perché non hanno pagato multe diventate insormontabili (multe prese per esempio non sapendo dell’installazione di un autovelox), o dove ci si ritrova sbattuti fuori casa a dormire in macchina perché il moroso non è stato in grado di onorare debiti con la banca.

Lo Stato che mette in libertà un mostro dopo 25 anni di carcere è lo stesso Stato che permette di creare mostri prima dei processi pubblicando intercettazioni. A Garlasco o in tutti quei casi dove si crea il mostro, lo si sbatte in prima pagina, gli si rovina l’esistenza e poi se è vittima di un errore giudiziario non accade nulla! Fintanto che c’è questo Stato - e c’è! - la legge Falcone (che non avrebbe mai voluto uno Stato malefico e ingiusto) non è possibile.

Torno così a Garlasco: ma è possibile rivoltare le vite di persone, sbatterle in prima pagina o nei contenitori televisivi, senza che il Diritto non diventi distorto? Garlasco e la liberazione di Brusca stanno dentro la stessa costellazione di uno Stato di diritto ribaltato.

Sono migliaia le storie dove lo Stato è inflessibile, duro, irreprensibile perché deve dare l’esempio. E sono migliaia le storie delle vittime di malagiustizia che non hanno la possibilità di riavere quello che lo Stato ha tolto loro. Possibile che la legge valga per i mostri e non per le persone che di criminale non hanno nulla ma debbono pagare perché la Burocrazia o un Potere ha sempre ragione?

Gli italiani non capiranno mai perché un omicida dopo pochi anni possa essere ammesso a lavorare a contatto con il pubblico e - evidentemente senza una continua verifica sotto il profilo psichiatrico - poi torna a uccidere, come è successo Milano un mese fa. Hai voglia a parlare di sicurezza quando chi ruba entra ed esce dalle carceri, chi delinque te lo ritrovi in giro, o addirittura chi uccide ha la possibilità di tornare a minacciare. Se uno come Brusca ha la possibilità di essere premiato, allora ogni criminale può stare tranquillo che in Italia la giustizia è un po’ così.

L’intuizione di Falcone era inevitabile in una stagione storica particolare e forse era troppo evoluta in una Italia che si conferma comprensiva alla negoziazione coi mostri, inerme coi criminali, molle coi delinquenti. Ora provate a rispondere alla sola domanda che si sta alzando nel Paese: l’ergastolo a questo punto a chi va dato?

di Gianluigi Paragone

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