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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il 2 giugno 2025, una festa della Repubblica e del referendum repubblica/monarchia, in un clima di nuova guerra e di fine di un'epoca

Il 2 giugno 1946 al tempo fu un giorno in Italia di grande speranza e di entusiasmo misto a paura e risentimento

02 Giugno 2025

Il 2 giugno 2025, una festa della Repubblica e del referendum repubblica/monarchia, in un clima di nuova guerra e di fine di un'epoca

Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere, di gente infame che non sa cosa è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno e tutto gli appartiene.

Se Franco Battiato, nel 1991, alla vigilia del collasso della cosiddetta Prima Repubblica, poi seguita da una sedicente seconda, fosse ancora vivo per vedere il letterale sfacelo del nostro paese a 35 anni da quella canzone, probabilmente non avrebbe inserito neanche i versi successivi a questi succitati, ancora disponibili ad una minima apertura all'ottimismo.

Il nostro paese, l'Italia, è sprofondato in una tale miseria morale e materiale da far letteralmente rimpiangere fino alle lacrime quell'inizio degli anni novanta in cui la canzone fu scritta, con così tanto impatto sulla società italiana dell'epoca.
L'Europa intera è parimenti precipitata in un buco orribile di immoralità e di impoverimento radicale; eppure è anche vero che molte aree del mondo viceversa hanno conosciuto un parziale oppure cospicuo riscatto dalle proprie un tempo miserande condizioni, arrivando talvolta, come in Cina, a superare l'Occidente in diversi settori, se non ancora in tutti, ma forse poco ci manca.

In fondo se per noi occidentali la guerra in Ucraina e a Gaza, il tracollo socioeconomico e lo strapotere antidemocratico delle oligarchie sono un problema vitale, per gli altri umani al contrario il Sol dell'Avvenir sembra più brillante. Quindi se noi viviamo il nostro declino come un tragicomico disastro in maschera, con pagliacci feroci e demenziali come StruNp o Zeligsky o con patetiche e grottesche ballerine di fila come l'infido Maccarone, l'ambiguo Starmerio, l'opaco Merz o la petulante Melona, il resto del mondo si prende una forse giustificata rivincita con leader ben più qualificati come Putin o Xi Jinping e con prospettive socioeconomiche più razionalmente concepite.

Peccato però che il modello occidentale (anche se conscio del proprio rinculo strutturale, dovuto non solo alla consunzione dell'assurdo modello liberista anti-keynesiano) sia in effetti tutt'ora tristemente il meno infame concepito da quegli stessi australopithechi poco cresciuti che malpopolano questo povero pianeta.
Gli asiatici e i mediorientali hanno copiato, in versione dittatoriale, il modello capitalista sfruttatore ed inquinatore senza la minima vergogna di sé. Gli africani restano troppo distanti culturalmente e materialmente dalla locomotiva, buona o cattiva che sia. I sudamericani non possono che andare a traino di modelli dismessi o meno dagli euroamericani. Euroamericani che pure tra loro sono ormai divisi da un solco pesante, che se prima era riempito dalle illusioni e dai successi monetari, culturali e militari dell'Impero a stelle e strisce, con la fine (forse definitiva) non solo dell'Impero, ma soprattutto dell'American dream, adesso si rendono conto del disastro autoinflitto. Il sostanziale abbandono dell' euromodello socialdemocratico (se non addirittura socialista) è stata una follia talmente irresponsabile da oltrepassare la propria stupidità nel trasformare il sogno di unità europea in incubo pseudotedesco di sfruttamento, corruzione e sottosviluppo di ritorno, oltre che di inesistenza politica e militare, sia in un mondo di guerre irresponsabilmente combattute che di guerre da responsabilmente evitare.

Il 2 giugno 1946 al tempo fu un giorno in Italia di grande speranza e di entusiasmo misto a paura e risentimento, in un paese semidistrutto da una guerra non solo irresponsabile, ma criminale, ad opera dei fascisti rincoglioniti dalle oscene chimere naziste tedesche, oltre che dalla propria cialtroneria, e ad opera di un re da operetta ormai al tramonto anche mentale, con lo sfondo di una popolazione italiana immersa in un sonno ventennale. Ma il risveglio, avvenuto nel 1943, nel 1946 produsse la caduta della monarchia sabauda e la nascita di una repubblica che permise alla nazione di tornare tra le sette grandi del mondo.

Certamente oggi vedere quella repubblica guidata, con risultati catastrofali, da una ex studentessa appartenente ad un gruppuscolo ex fascista fa quasi più tristezza ed imbarazzo della constatazione del nulla cosmico di tutta la classe dirigente, politica ed imprenditoriale, non solo italiana. È forse, anzi sicuramente il fallimento storico dei Boomer e dei Gen-X, ma non si può davvero dire che le successive generazioni Y e Z siano granché meglio, in realtà.

Ancora peggiori responsabilità pesano, oltre che sulle generazioni, proprio sugli italiani. Costoro hanno forgiato e quadratamente esportato imperialismo, militarismo, capitalismo mercantilista e bancario dal Medioevo in poi. Arrivati alla propria apoteosi massima nel Rinascimento gli italiani sono stati poi surclassati nelle proprie stesse materie dagli altri migliori scolari europei, riuscendo poi, come colpo di coda, anche nel capolavoro della esportazione del fascismo. Un vero e proprio doppio colpaccio: esportato prima il fascismo in camicia nera e poi quello in colletti bianchi. Prima Mussolini e Hitler e poi Berlusconi e Trump; prima manganello e olio di ricino e poi solo olio di ricino, in attesa di un imminente lieto ritorno anche del manganello.

Se possiamo dire con dubbio orgoglio che gli italiani hanno in gran parte plasmato l'Occidente, fa ancora più senso sapere che oggi l'Occidente è sotto assedio, per le sue stesse colpe, assediato dalla avidità dei delinquenti che lo governano, dalla ignavia dei propri cittadini storditi come rane bollite nell'essere ridotti a schiavi (ma sempre pronti a fare rivolte di piazza mica per difendere i propri legittimi interessi, ma solo per le idiotiche partite di calcio), assediato da migranti talvolta pronti a diluire quando non svilire la cultura europea e quindi assediato per reazione isterica anche dai deficienti che invece di rivolgere la altrettanto legittima rabbia contro i propri sfruttatori, delirano persino di remigrazioni e deportazioni, mettendo in un unico sacco immigrati lavoratori e onesti, (oltre che necessari ed opportuni) con maranza, parassiti e ladri quando non direttamente stupratori, assassini e terroristi. La ennesima apoteosi di scemenza scimmiesca da parte di tutti, europei, americhesi, pronti a votare qualsiasi analfabeta purché prometta qualcosa.

E come se non bastasse il cataclisma della AI, col suo imminente carico di disoccupazione di massa o addirittura di guerra tra macchine e umani, è solamente dietro l'angolo, e se da un lato potrebbe eventualmente spazzare via il precipizio della fase terminale del capitalismo, è ugualmente vero che potrebbe portare ad un Armageddon senza nessun precedente storico. Oppure potrebbe portare ad un trauma talmente enorme da far fare alla umanità post-australopiteca un salto evolutivo micidiale quanto forse salvifico. Forse.
Come dopo le voragini delle due guerre mondiali si potrà forse aprire un destino migliore, al costo di una ulteriore voragine mortale? Il prossimo referendum sarà se abolire la SUPERINTELLIGENZA delle macchine prima che usino tutte le fonti energetiche per autosostentarsi, escludendoci per ormai sopravvenuta irrilevanza della specie umana?
Può darsi.

Nel frattempo ricordiamoci almeno di quel referendum che ci liberò da una dinastia reale già gloriosa quanto in ultima battuta colpevole di tradimento. Certo che di fronte al rischio di estinzione dell'Umanità stessa persino la memoria delle Grandi guerre potrebbe indurre struggente nostalgia, come un brano swing di Glenn Miller. Ma per ora potrà bastare. Già la musica del presente fa incomparabilmente più schifo di quella degli anni quaranta; ricordarci quindi del passato non può che farci bene. La orchestra del Titanic non smette mai di suonare.

Di Lapo Mazza Fontana

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