24 Maggio 2025
Liliana Resinovich e Sebastiano Visintin (fonte: Facebook)
"Sebastiano Visintin aggredì e soffocò Liliana Resinovich". È questa la nuova ipotesi della Procura di Trieste che ribalta la narrazione finora accreditata sul misterioso decesso della 63enne scomparsa il 14 dicembre 2021. Secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero Ilaria Iozzi, Liliana sarebbe stata uccisa dal marito Sebastiano Visintin "nel parco dell’ex ospedale psichiatrico", in prossimità di via Weiss. La ricostruzione, contenuta nella richiesta di incidente probatorio, parla di una violenta aggressione: colpi, urti e graffi indirizzati alla testa, alla mano destra, al torace e agli arti, fino a provocare la morte per "soffocazione esterna diretta", ovvero asfissia meccanica. La ricostruzione però non combacerebbe con la ricostruzione degli inquirenti sugli spostamenti dell'uomo la mattina dell'omicidio.
L’istanza di incidente probatorio riguarda la testimonianza di Claudio Sterpin, amico della vittima, con il quale Liliana avrebbe progettato di andare a convivere. La nuova linea della Procura si discosta nettamente dalle prime conclusioni investigative, che avevano ipotizzato un suicidio, pur tra molti dubbi e circostanze anomale. Liliana, infatti, era stata trovata con la testa infilata in due sacchetti trasparenti per alimenti, legati al collo con un cordino, e il corpo dentro due sacchi per rifiuti.
Il fratello della vittima, Sergio Resinovich, non ha mai smesso di chiedere un approfondimento delle indagini, sostenendo sin dall’inizio che la pista del suicidio fosse insufficiente a spiegare quanto accaduto. Il 21 maggio scorso i difensori di Visintin, gli avvocati Alice e Paolo Bevilacqua, avevano presentato riserva di incidente probatorio durante un incontro in Procura. Il confronto, convocato davanti alla pm Iozzi, era finalizzato al conferimento di incarichi per nuovi accertamenti tecnici agli esperti Cristina Cattaneo, Stefano Tambuzzi, Elena Pilli, Rosario Casamassima e Oscar Ghizzoni. Tuttavia, la presentazione della riserva ha di fatto bloccato la procedura, impedendo di formalizzare l’avvio delle perizie, contrariamente a quanto comunicato in precedenza.
Nelle scorse settimane le autorità avevano perquisito l'abitazione di Visintin per 7 ore, sequestrando decine di attrezzi da lavoro, tra cui coltelli e forbici.
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