22 Maggio 2025
Alberto Stasi (foto LaPresse)
Tre questioni vanno messe subito sul tavolo. La prima: i magistrati non pagano quando commettono errori gravi nell’esercizio delle loro funzioni. La seconda: le procure sono ancora capaci di compiere le indagini come si faceva un tempo o pensano che tutto giri sulle intercettazioni? La terza: il principio di condanna “al di là di ogni ragionevole dubbio” vale, non vale, è relativo? Perché nel caso di Garlasco - al netto di quel che accadrà - è evidente che Alberto Stasi non doveva essere condannato perché non è colpevole di un omicidio al di là di ogni ragionevole dubbio.
La frase che queste mattine è più ricorrente è: “Ma che diavolo di giudici abbiamo in Italia?”. Una sfiducia che ratifica l’allarme rosso sulla giustizia, il che significa che i tempi sono più che maturi per applicare ai magistrati quel principio diffuso e comune per cui chi sbaglia paga.
Non so se la Meloni avrà il coraggio di metterci mano, ma in tanti vorrebbero che lo facesse e che tirasse dritto; se i magistrati ci staranno, bene, altrimenti la legge sarà scritta dal parlamento in tempi rapidi e certi. Ma la Politica sta meglio della Magistratura? Non so… Non riescono neppure a mettersi d’accordo sulla giornata da dedicare alle vittime della malagiustizia, inizialmente pensata in ricordo di Enzo Tortora.
Sui magistrati c’è ben poco da aggiungere, gli italiani non si fidano più, hanno paura del girone infernale dei tribunali e del potere incondizionato dei giudici di rovinare la vita alle persone perché tanto - colpevole o innocente - a loro non succede nulla. Sui politici e sulla politica, la sfiducia non è seconda e basti guardare la crescita dell’astensionismo in Italia. Avviso il governo che, al netto dei sondaggi e della mancanza di una opposizione strutturata, negli stessi bar dove oggi si parla di Garlasco fino a ieri si parlava di un governo che, per quanto migliore di “quegli altri” comunque “non fa nulla per la gente normale: i problemi restano tutti uguali come prima”. La Meloni piace ma anche Salvini piaceva, e piaceva pure Renzi e pure Grillo eccetera eccetera…
Ma torniamo a Garlasco e alla questione centrale. Non entro nelle dinamiche delle indagini riaperte e degli indizi riportati alla luce, quello che sconvolge è come sia possibile arrivare a tanto. Se oggi un nuovo procuratore nella stessa procura ritiene che il materiale raccolto allora riveli possibili altre verità processuali, le domande si moltiplicano. Ma una insiste come il martello che batte sul chiodo: com’è possibile?
La risposta è semplice: perchè nessun magistrato paga. Costoro godono di una libertà di movimento totale, di un potere che nessun altro dispone (addirittura il potere di togliere la libertà personale agli individui e il potere di svuotare i patrimoni per esercitare un diritto alla difesa palesemente sproporzionato), e di una sostanziale inamovibilità.
Il principio di condannare “al di là di ogni ragionevole dubbio” sembra una di quelle belle frasi che scarti assieme ai cioccolatini. Per il resto la Giustizia è un incubo. Hai condannato una persona, la reputi colpevole di un fatto gravissimo, questa persona ormai è vicina al traguardo di “fine pena” e adesso c’è chi afferma che forse è tutto sbagliato, è tutto da rifare perché qualcuno riconsidera vecchi indizi, vecchi elementi, che prima erano stati ritenuti non degni di considerazione, inattendibili. Ora invece lo sarebbero. E lo sono così tanto che tutti i giornali e tutte le tv si riaccendono sul delitto di Garlasco.
Quel “popolo”, in nome del quale viene esercitata la legge, si appassiona sebbene nello stesso tempo resti inquieto perché questo non è un film ma è la brutta piega che ha preso la Giustizia. A prescindere da come evolverà questa cosa , i tribunali faranno ancor più paura ai cittadini, perché metafora non di certezza del diritto ma di arbitrarietà. Noi cittadini paghiamo le tasse per avere un servizio preciso dai magistrati, un servizio che invece non è all’altezza. Non è all’altezza nei contenziosi civili, tributari, giuslavoristici, fallimentari, penali: il popolo deve subire e stare zitto. Deve stare zitto se viene incolpevolmente accusato, giudicato e poi assolto. Deve stare zitto quando gli rovini la vita. Deve stare zitto quando prevale l’arroganza di chi si fa scudo dei tempi della giustizia. Deve stare zitto se i risarcimenti per la malagiustizia non arrivano.
Garlasco è un paese di questa Italia ingiusta, dove non ottieni giustizia, dove puoi trovarti la vita maciullata, dove spendi una montagna di soldi per non restare schiacciato dalle procure, e dove si può montare e smontare il diritto. A Garlasco sta accadendo un qualcosa che rende la giustizia ancor più inaffidabile: se ieri dei giudici hanno sbagliato il colpevole di un omicidio o se oggi altri magistrati stanno rovesciando delle vite perché seguono nuove piste (che poi tanto nuove non sono), il popolo sovrano ha diritto di sapere se qualcuno pagherà. Così come vuole sapere se il governo è in grado di affrontare la questione oppure no.
di Gianluigi Paragone
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