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Pietro Parolin “entrato Papa, uscito cardinale”, il significato del proverbio e tutti i papabili mai diventati pontefici: da Giuseppe Siri a Carlo Maria Martini ad Angelo Scola

Il proverbio "chi entra Papa al conclave esce cardinale" si verificò anche per altri porporati, oltre a Parolin: da Giuseppe Siri, a Carlo Maria Martini ad Angelo Scola

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Parolin, il nome che piace a Giorgia Meloni: "Meglio lui che Zuppi, il cardinale di sinistra" - RETROSCENA ESCLUSIVO

Pietro Parolin, fonte: imagoeconomica

Chi entra Papa al conclave, esce cardinale”. È questa l’espressione che descrive al meglio l’esito del Conclave per Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede dal 2013. Un proverbio che a Roma ha origini antiche e che, nel linguaggio della politica ecclesiastica, rappresenta una delle leggi non scritte ma più puntualmente rispettate della storia dei conclavi.

“Chi entra Papa al conclave, esce cardinale", la tradizione vaticana della mancata vittoria del cardinale più quotato, oltre Parolin anche Siri, Martini e Scola

La frase “Chi entra Papa al conclave, esce cardinale” si applica a quei cardinali che entrano in Conclave da papabili, con i favori dei pronostici e le qualità richieste per il pontificato, ma che alla fine non vengono eletti. È il caso proprio di Parolin, figura di spicco della diplomazia vaticana, considerato da molti il naturale successore di Papa Francesco. Eppure, come vuole la tradizione, chi non riesce a ottenere i voti necessari nelle prime votazioni finisce per essere accantonato: l’essere troppo favorito, infatti, può generare resistenze trasversali.

Il proverbio, di origine romana e attribuito al cardinale Jean Daniélou, ha un significato più ampio: invita all’umiltà e ricorda che nulla è certo finché non si realizza. La figura del Papa è storicamente circondata da aspettative e potere, e il detto riflette anche la distanza tra ambizione e realtà. Nella storia della Chiesa non sono mancati esempi illustri: Giuseppe Siri, pur candidato forte in più conclavi, non fu mai eletto; Carlo Maria Martini, volto dei progressisti, fu rapidamente scartato nel 2005; Jorge Mario Bergoglio stesso venne messo da parte nel 2005, salvo poi essere eletto nel 2013, quando il più quotato fu Angelo Scola.

Nel caso di Parolin, il meccanismo si è ripetuto. Forte di un grande seguito e di un ruolo centrale nella Curia, non ha però superato la soglia decisiva. Non è stata una bocciatura personale, ma l’effetto della regola non scritta secondo cui il vero Papa spesso è colui che parte in sordina. E così Parolin, come altri prima di lui, è entrato Papa. Ed è uscito, semplicemente, cardinale.

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