29 Aprile 2025
Roberto Speranza (fonte foto Lapresse)
La Procura di Roma ha avviato un'indagine per omicidio colposo nell’ambito dell’inchiesta sul protocollo di gestione domiciliare del Covid-19, noto come "tachipirina e vigile attesa" di Roberto Speranza, applicato nei primi mesi della pandemia. L’inchiesta prende avvio da una denuncia presentata nel dicembre 2024 da tre familiari di vittime del virus. Oltre a questi 3 casi, sono al vaglio anche altre 6 morti sospette, avvenute in diverse regioni italiane.
La denuncia è stata presentata da 3 parenti di vittime e da Angela Camuso, che ha redatto e firmato la denuncia in qualità di “testimone oculare e produttrice di documenti fonti di prova con l’attività giornalistica svolta”, dal momento che svelò questo scandalo 5 anni fa con le sue inchieste per Fuori dal Coro.
Il fascicolo è nelle mani del sostituto procuratore Giorgio Orano, che ha riconosciuto la competenza territoriale di altre procure. Di conseguenza, gli atti sono stati trasmessi alle sedi giudiziarie di Como, Lecco, Ragusa, Monza, Lecce, Bologna e Torino per consentire lo svolgimento delle indagini sui rispettivi decessi.
Secondo quanto riportato nella denuncia, il protocollo – elaborato dal Ministero della Salute e diffuso tramite circolari ufficiali del 22 marzo e 30 novembre 2020 – sconsigliava interventi farmacologici nelle prime fasi dell’infezione, raccomandando invece l’uso del paracetamolo e un monitoraggio passivo dell’evoluzione dei sintomi.
Tra le persone indagate figurano: l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, l’ex viceministro Pierpaolo Sileri, gli ex vertici dell’Agenzia Italiana del Farmaco Domenico Mantoan, Giorgio Palù e Nicola Magrini, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente dell’Ordine dei Medici Filippo Anelli, oltre a quattro medici di base operanti nei territori coinvolti.
A sostegno della denuncia è stata presentata una perizia medica collegiale, firmata da un team di specialisti composto dal cardiologo prof. Alessandro Capucci e dai medici Andrea Mangiagalli, Agostino Ciucci, Rosanna Chifari e Antonio Palma. L’analisi prende in esame dieci casi clinici, di cui nove con esito fatale, e attribuisce i decessi alla mancata o ritardata somministrazione di cure efficaci nelle fasi iniziali della malattia. I periti scrivono: “La strategia della ‘vigile attesa’ ha rappresentato un ritardo terapeutico decisivo nel peggioramento irreversibile delle condizioni cliniche, riducendo le possibilità di sopravvivenza.”
Il materiale dell’inchiesta, già acquisito dalla commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, comprende 154 allegati, tra cui cartelle cliniche, registrazioni audio, servizi televisivi e articoli giornalistici. L’avvocato Francesco Ricciardi, legale dei familiari dei tre pazienti, ha definito la denuncia “ben costruita e supportata da solide evidenze tecniche”.
Interpellato pubblicamente due mesi fa, l’ex ministro Speranza ha negato ogni responsabilità, sostenendo che la strategia della "vigile attesa" non fu da lui approvata, e attribuendola a posizioni vicine al movimento no vax. Tuttavia, la circolare ministeriale del 30 novembre 2020, firmata proprio da Speranza, raccomandava esplicitamente quella linea e rimase in vigore fino all’aprile 2021.
La Procura ha deciso di proseguire le indagini anche in assenza di nuove denunce, alla luce della gravità degli elementi raccolti e della necessità di accertare eventuali responsabilità omissive da parte delle autorità sanitarie. Il fascicolo potrebbe dunque allargarsi ulteriormente.
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