25 Aprile 2025
Fonte: X @InVeritateX
Il seminarista Rolando Rivi fu ucciso il 13 aprile 1945, a soli 14 anni, da un gruppo di partigiani comunisti. Il giovane, a pochi giorni dalla conclusione della guerra in Italia, fu rapito, seviziato, torturato ed infine assassinato dai partigiani Giuseppe Corghi e Delciso Rioli. I 2 furono condannati a 22 anni, ma ne fecero scontarono soltanto 6 per effetto dell’amnistia di Togliatti.
Nato a San Valentino, frazione di Castellarano, il giovane era il secondo dei 3 figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi. La sua vita, segnata da una forte vocazione religiosa, lo portò a entrare nel seminario di Marola nell'autunno del 1942. Tuttavia, la sua formazione spirituale sarebbe stata interrotta in modo drammatico due anni dopo. Nel 1944, l'occupazione tedesca della zona costrinse molti giovani, tra cui lui, a interrompere gli studi. Nonostante la fine del suo percorso formativo, il ragazzo non smise mai di sentirsi un seminarista, e nemmeno il parere contrario dei genitori, preoccupati per la crescente violenza contro il clero, lo distolse dalla sua fede. Indossava l'abito talare con orgoglio, anche quando i rischi per la sua vita si facevano sempre più concreti.
Il 10 aprile 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra in Italia, il giovane seminarista venne rapito da un gruppo di partigiani comunisti. Accusato ingiustamente di spionaggio per i fascisti, fu costretto a seguirli nella boscaglia, dove subì pesanti percosse e torture. Per 3 giorni, il ragazzo venne sottoposto a umiliazioni e sevizie, fino a quando, in un'azione brutale, venne ucciso a colpi di pistola nel bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano. Il suo corpo, martoriato e con il volto coperto di lividi, fu ritrovato solo qualche giorno dopo.
Il corpo del giovane seminarista fu recuperato il 14 aprile 1945, grazie alle indicazioni di alcuni partigiani, tra cui quella dello stesso assassino. Roberto Rivi, il padre, e don Alberto Camellini, il parroco di San Valentino, recuperarono la salma che presentava segni evidenti di violenza: due ferite mortali, una alla tempia sinistra e l'altra all'altezza del cuore. Nonostante il dolore, i genitori riuscirono ad organizzare una celebrazione funebre con esequie cristiane, che ebbero luogo il giorno successivo a Monchio.
Il giovane seminarista divenne presto un simbolo per la comunità, non solo per la sua fede incrollabile ma anche per il martirio che aveva subito. Dopo la Liberazione, la salma fu traslata e tumulata nel cimitero di San Valentino, dove la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi da parte dei parrocchiani e degli abitanti della zona. Nel 1997, con una solenne cerimonia, la sua salma fu trasferita all'interno della chiesa di San Valentino, nel sacrario dei parroci della pieve, dove riposa ancora oggi.
La giustizia, seppur tardiva, giunse per i responsabili dell'omicidio del giovane seminarista. Nel 1951, la Corte di Assise di Lucca condannò i 2 uomini ritenuti responsabili del delitto, Giuseppe Corghi, colui che sparò, e Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi "Dolo". Entrambi furono condannati a 23 anni di reclusione, pena che venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze. Tuttavia, grazie all'amnistia Togliatti, i 2 condannati scontarono solo 6 anni di carcere, una decisione che sollevò non poche polemiche per la sua apparente giustificazione del crimine.
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