16 Febbraio 2025
Roberto Saviano (foto LaPresse)
Come accennato nel titolo di questo editoriale, da quando è uscito Gomorra siamo costretti, un giorno sì e l'altro pure, a sorbirci i pistolotti di Roberto Saviano, untore del giudizio divino de "sto cazzo", lui come la scomparsa Michela Murgia, altra dispensatrice di concetti astrusi e filo cazzogeni.
Ok, volgarità gratuite a parte, pochi giorni fa Saviano se ne è uscito con un video nel quale ha accusato l'ultima edizione di Sanremo di essere un emblema del sovranismo meloniano, arrampicandosi su di uno specchio composto dalle più deboli e comiche schiocchezze.
Personalmente, in modo sintetico, ieri ho risposto in diretta allo scrittore in un video che trovate qui, ma voglio approfondire la cosa.
Al netto di una carrellata storica dei Sanremo del passato in cui si è sperticato, lamentando che alcuni testi delle canzoni sono stati di tanto in tanto censurati (dimenticando che erano altri tempi), Saviano è partito da un'affermazione di Conti, il quale si sarebbe detto contento che, in questa edizione, si sarebbe passati dal macro a microcosmo, ovvero niente argomenti di ampio respiro per concentrarsi - come da tradizione storica, aggiungo io - sui temi della quotidianità, della famiglia, dei sentimenti, a suo avviso primo indizio di sovranismo.
Non contento, Gomorra - man, ha sottolineato come la scelta di eliminare i monologhi in favore di chiacchierate veloci sia un altro segnale di un intento sovranista della conduzione.
Ha infine concluso con la storia dei compensi, quest'anno non oggetto di critica, altro segnale sovranista. Peccato che, nell'ultima edizione con Amadeus, il problema dei compensi l'abbia sollevato il balletto da un milione di euro di Travolta.
Potrei chiuderla qua, perché si commenta da solo, ma non voglio. Mi sembra palese come lo scrittore si sia aggrappato al nulla per portare avanti una sua personalissima battaglia, usando la sua flemma verbale e la sua forza mediatica per convincere gli utenti di ciò che non è.
Cosa c'entra il sovranismo con i concetti di macro e microcosmo? Cosa c'entrano i monologhi? Cosa c'entra la politica internazionale con il Festival della Canzone italiana? Dobbiamo ridurre tutto a una bagarre populista? Forse Saviano non si è accorto che per tutta la durata del festival, stampa e cantanti non hanno perso occasione per puntare liberamente il dito contro la Giorgia nazionale? O forse sente la mancanza dei monologhi della Ferragni, se non delle slinguazzate di Fedez con Rosa Chemical?
Giudicate voi.
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