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Lodi, 1054 braccianti sfruttati: "fino a 512 ore al mese di lavoro e alloggi degradanti", sospeso l’imprenditore indagato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro

L'indagine ha rivelato condizioni disumane per i lavoratori, principalmente migranti: subivano turni massacranti senza diritti e vivevano in alloggi sovraffollati, mentre l'imprenditore sfruttava il sistema per evadere milioni

22 Agosto 2024

Lodi, 1054 braccianti sfruttati: "fino a 512 ore al mese di lavoro e alloggi degradanti", sospeso l’imprenditore indagato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro

A Lodi, almeno 1054 braccianti sarebbero stati sfruttati dal 2017 al 2023, lavorando fino a 512 ore al mese, senza ferie né permessi o riposi. Inoltre, per la Procura di Lodi avrebbero vissuto in strutture "precarie, degradanti e sovraffollate", pagando perfino una quota che veniva decurtata dalla già misera paga. l’imprenditore per il quale hanno lavorato è ora indagato per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, mentre il giudice per le indagini preliminari (Gip) di Lodi ha disposto per lo stesso datore di lavoro il divieto di esercitare l’attività d’impresa, come risultato dell’inchiesta condotta dalla Finanza insieme agli ispettori dell’Inps, coordinati dai Pm Giulia Aragno e Aurora Stasi della procura lodigiana guidata da Maurizio Romanelli.

L’indagine della guardia di Finanza: per i braccianti 16 ore di lavoro al giorno

Nel corso dell’inchiesta, sarebbe stato accertato che all’interno dell’azienda agricola dove si coltivavano ortaggi, sono state 1.054 le posizioni lavorative irregolari fra 2017 e 2023, con orari di lavoro ben superiori alle 169 ore al mese previste dal contratto collettivo nazionale di riferimento. I braccianti (quasi tutti extracomunitari), durante i mesi della raccolta venivano sottoposti a turni mensili doppi senza ferie, permessi e riposi, con picchi fino a 512 ore al mese: Il che vuol dire oltre 16 ore al giorno. Ai braccianti restavano quindi appena 8 ore per poter dormire e mangiare. Le ore in eccesso non risultano mai dichiarate agli uffici finanziari e previdenziali che, secondo i finanzieri guidati dal comandante provinciale Piergiorgio Samaja, avrebbero fruttato un’evasione contributiva e fiscale per circa 3 milioni di euro. Secondo gli investigatori delle fiamme gialle, era un sistema di sfruttamento ben collaudato che, oltre a valorizzare le operazioni di raccolta, permetteva all'imprenditore di evadere quanto detto. L’azienda è indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti, mentre il datore di lavoro di caporalato. Sempre secondo le indagini della Procura lodigiana, l’imprenditore avrebbe fatto leva sullo stato di necessità dei migranti, i quali venivano alloggiati in strutture "precarie, degradanti e sovraffollate" decurtando una quota del salario per l’affitto del posto letto e il pagamento delle utenze.

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