12 Luglio 2024
Il caso dell’omicidio della 18enne Serena Mollicone ha visto oggi la conferma dell’assoluzione della famiglia Mottola. Dopo una prima assoluzione del 2022, l'anno scorso era stato avviato un processo d’appello a carico dei tre imputati che si è concluso con la sentenza di oggi.
La sentenza di appello della Corte d’Assise di Roma ha stabilito oggi che la famiglia Mottola non è colpevole dell’omicidio di Serena Mollicone, la 18enne trovata morta in un boschetto ad Arce (Frosinone) il 3 giugno 2001. Gli imputati erano cinque: l'ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, per il quale l’accusa aveva chiesto 24 anni di carcere, la moglie Anna Maria e il figlio Marco, per i quali erano stati chiesti 22 anni, il carabiniere Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano. Per questi ultimi due, però, l’assoluzione era già stata richiesta, nel caso del primo perché gli indizi non hanno raggiunto la consistenza di prova, per prescrizione nel caso di Suprano. Incerto era, invece, l’esito relativo alla famiglia Mottola.
Il delitto risale al 1 giungo 2001, quando Serena era sparita di casa. Era stata trovata morta dopo tre giorni nel bosco Fonte Cupa, nella vicina località Anitrella di Monte San Giovanni Campano. Al momento del ritrovamento, la ragazza aveva mani e piedi legati da nastro adesivo e fil di ferro e un sacchetto dell'Eurospin in testa. Secondo l’accusa si sarebbe trattato di un tentativo di depistaggio.
Inizialmente, le accuse erano ricadute sul carrozziere Carmine Belli, che si era dichiarato innocente. Dopo 18 mesi di carcere, era stato assolto in tutti e tre i gradi di giudizio. Nel 2008 un tragico evento portò a riaprire il caso. Il carabiniere Santino Tuzi si suicidò con un colpo di pistola, due settimane dopo aver messo a verbale di aver visto entrare Serena Mollicone nella caserma dei carabinieri di Arce la mattina della scomparsa. È il 2011 quando i sospetti si indirizzano sulla famiglia Mottola e sul maresciallo Quatrale, che vengono accusati di concorso in omicidio e quest’ultimo anche di istigazione al suicidio di Tuzi. Il carabiniere Suprano fu invece indagato per favoreggiamento. L’inchiesta si conclude nel 2020 con la richiesta di rinvio a giudizio per i cinque imputati.
Nel luglio 2022 vengono tutti assolti. A settembre del 2024 comincia il processo d’appello. La procura di Cassino ha sostenuto una tesi, infine respinta dal tribunale romano, secondo la quale Serena sarebbe morta sbattendo la testa nella Foresteria della caserma di Arce, dove si era recata per discutere con Marco Mottola, con l’intenzione di denunciarlo per spaccio. Secondo la ricostruzione, dopo un lungo stato di incoscienza, la giovane sarebbe stata soffocata. La famiglia avrebbe poi occultato il corpo, abbandonandolo nel parchetto. Il sostituto procuratore Deborah Landolfi avrebbe quindi promosso la condanna degli imputati, che però non è stata accettata.
Mentre la famiglia Mottola, dopo l’esito della sentenza, ha abbracciato commossa gli avvocati, la sorella della presunta vittima, Consuelo Mollicone, ha affermato delusa: "Sono molto amareggiata. Questa non è giustizia". Anche la consulente di parte civile, la criminologa Roberta Bruzzone, si è sfogata su Facebook: "Un giorno buio per la giustizia (con la g minuscola)… Serena, se puoi, perdonaci…".
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