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Genova, la Dda indaga su due conti all'estero usati per scommettere clandestinamente sulle partite

Tanti i giocatori che si sono rovinati: la banda degli usurai metteva nei guai i titolari di ristoranti e pizzerie per impossessarsi dei loro locali

11 Aprile 2024

Genova, la Dda indaga su due conti all'estero usati per scommettere clandestinamente sulle partite

Conti all’estero per pagare i debiti con gli usurai. È l’ipotesi investigativa su cui sta lavorando la Direzione distrettuale antimafia di Genova nell’inchiesta sulle scommesse clandestine che giravano su alcune chat di WhatsApp. Per orasono due i conti a essere al centro degli accertamenti del pubblico ministero Federico Manotti: uno in Inghilterra, riconducibile al titolare di un ristorante del levante cittadino, e uno nei Paesi Bassi, sul quale sono stati notati movimenti strani ma che al momento non è attribuibile a nessuna delle vittime intercettate.

Il sospetto degli inquirenti, gli accertamenti li sta portando avanti la squadra mobile, è che dai conti corrente esteri transitassero soldi in nero, che i proprietari delle attività sotto la lente d’ingrandimento utilizzavano per saldare i debiti quando la gang capeggiata da Roberto Sechi, ex luogotenente del clan dei Fiandaca e condannato in via definitiva nel 2006 per associazione mafiosa, diventava più pressante. In attesa di sviluppi, il legale di uno degli indagati, l’avvocato Silvana Radaelli, vuole far tornare in libertà il suo assistito: nei confronti di Davide Mincolelli il gip Alberto Luppini ha disposto la misura dell’obbligo di dimora, ma il difensore ha presentato un’istanza al sostituto procuratore che potrebbe raggiungere lo scopo. Anche perché Mincolelli, titolare di un’agenzia di scommesse autorizzata, quando è stato interrogato dal gip per la convalida, ha fatto parziali ammissioni. In pratica ha confermato di aver girato una parte del denaro che aveva raccolto dai giocatori nelle chat gestite dagli usurai. 

Nei prossimi giorni potrebbe esserci la svolta sperata dalla legale. Sono tanti i genovesi che si sono rovinati giocando nelle due chat chiamate “Biz-Ste” e “Tranzillo”, della cui esistenza gli scommettitori venivano a conoscenza nei centri autorizzati come quello gestito da Mincolelli. Il vantaggio di giocare era quello di poter puntare soldi da riciclare e, nel caso di vincita, incassare somme che potevano essere nascoste. Nei conti all’estero, per esempio. Tra le vittime agganciate nelle sale scommesse regolari ci sono tre fratelli ristoratori, proprietari di diversi locali a Genova e provincia. Uno di loro, ludopatico al punto da essere costretto ad andare in una clinica in Veneto per disintossicarsi dal gioco, aveva accumulato un debito di centomila euro. E quando quelli del clan non lo trovavano più, perché ricoverato, andavano a battere cassa dai familiari. Oppure il gestore del ristorante del Levante, con i tavolini su uno degli scorci più suggestivi della città. Nel locale era praticamente uno di casa quello che la Direzione distrettuale antimafia ritiene essere una figura di spicco dell’organizzazione dedita all’usura: Giovanni Bizzarro. Il sostituto procuratore Manotti, in particolare, vuole approfondire il motivo per cui il boss fosse in possesso dello 0,5% delle quote societarie dell’osteria. L’ipotesi è che possa nascondersi un’estorsione, ma il responsabile dell’attività, interrogato dalla squadra mobile, ha negato di aver subito minacce. Anzi, agli agenti ha reso sommarie informazioni dove rivelava di essere in buoni rapporti con Bizzarro. Tanto che quest’ultimo pranzava praticamente ogni giorno nel locale,senza spendere un centesimo. Un racconto che non convince gli inquirenti. Manotti e i suoi collaboratori credono che invece fosse un tentativo di scalata alla proprietà.

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