15 Marzo 2024
La gang degli usurai smantellata dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia - sei persone arrestate e tre sottoposte all’obbligo di dimora - si stava spaccando prima dell’intervento degli investigatori. Il rischio era che scoppiasse una guerra, con tutte le conseguenze. Motivo del contendere nel clan era l’apertura di una bisca clandestina in un circolo di via Antiochia. Il dissidio viene intercettato nel dicembre del 2021 dagli agenti della squadra mobile durante un’ambientale, disposta dal sostituto procuratore della Dda Federico Manotti, in un locale di piazza della Vittoria dove si erano dati appuntamento Roberto “Chicco” Sechi e Giovanni Bizzarro, entrambi finiti in carcere nei giorni scorsi come disposto dal gip Alberto Lippini. È Sechi, in passato legato al clan mafioso nisseno dei Fiandaca, a chiedere spiegazioni su una voce che gli è arrivata alle orecchie: l’apertura di una bisca clandestina in centro, gestita dalla stessa persona che organizzava partite a carte in una bocciofila al centro di alcune inchieste sul gioco d’azzardo. «Tano - dice Sechi, secondo l’accusa riferendosi a Gaetano Fiandaca - mi ha chiesto chi fa le partite qui in mezzo e potrebbe chiedere conto». Siccome Bizzarro sembra non capire, l’altro insiste: «Forse non hai capito, Tano è lì dietro con la pizzeria (vicino a via Antiochia, in via Invrea, c’è effettivamente il locale della moglie di Fiandaca) e se viene a sapere che c’é un gioco nel circolo va a rompere il c... sicuramente e viene a rompere a me». L’ipotesi della Direzione distrettuale è che da questo elemento emerga come i contatti tra Sechi e cosa nostra siano ancora evidenti, da qui la contestazione del l’aggravante del metodo mafioso. Aggravante che il giudice non ha ravvisato. Ma il sostituto procuratore Manotti potrebbe chiederla in seguito, dato che gli accertamenti non sono ancora terminati.
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