14 Dicembre 2023
Fonte: Instagram @Leggo
Era nella sala da pranzo senza vita, Fiorenza, la figlia dell’immobiliarista Gervasio. Il 2 ottobre 1978 il fratello venne rapito a Cesano Boscone da una banda di sequestratori legati alla ‘ndrangheta. Fiorenza è stata trovata morta con profonde ferite alla testa, Augusto, il figlio, non tornò mai casa. Ucciso, all’età di 26 anni, durante un tentativo di fuga. Il corpo non fu mai trovato.
Guido Pozzolini Gobbi Rancilio, figlio di Fiorenza, era in stato confusionale accanto al cadavere della madre, vestito come per uscire. Il corpo era disteso sul pavimento del salotto, avvolto da asciugamani e coperte, forse per tamponare il sangue della profonda ferita alla testa. A far nascere le prime paure è stata proprio l’assenza di Fiorenza che ogni mattina, intorno alle 9.30, andava negli uffici che si trovano nello stesso palazzo al civico 6 di via Crocefisso, dove la donna abitava in un appartamento accanto a quello del figlio. "Ho paura di mio figlio Guido, impazzisce e spacca tutto" erano state parole di Fiorenza.
Guido è stato sentito dagli investigatori, e portato in ospedale sotto choc. L'uomo è stato sottoposto a fermo dalla polizia giudiziaria con l'accusa di aver ucciso la madre. Nelle ore precedenti aveva assunto psicofarmaci. Da tempo soffre di problemi psichiatrici ed è attualmente ricoverato al Policlinico di Milano dove è sorvegliato dalla polizia.
Augusto Rancilio, l’altro figlio di Gervasio, venne rapito a Cesano Boscone da una banda di sequestratori legati alla ‘Ndrangheta il 2 ottobre 1978. I contorni del rapimento, opera di un gruppo di calabresi di Buccinasco, fu spiegati dal collaboratore di giustizia Saverio Morabito durante il processo Nord-Sud.
Il corpo dell'architetto non è mai stato ritrovato: il giovane sarebbe stato ucciso dai suoi carcerieri durante un tentativo di fuga. Padre e figlio erano appena scesi da una Peugeot 604 quando da un camioncino scesero dei banditi che prelevarono con la forza il 26enne, mentre arrivano altre due auto con a bordo i complici armati di mitra e pistole. Il padre provò a reagire, ma non ci fu nulla da fare. Il figlio diventò ostaggio, senza però tornare più a casa. Fu poi il collaboratore di giustizia Saverio Morabito a rivelare che Augusto fu trasferito in Calabria, dopo una breve prigionia in provincia di Milano, e infine ucciso durante un tentativo di fuga.
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