29 Novembre 2023
Fonte: flickr
A Rimini una donna di 37 anni è stata condannata a svolgere 144 ore di lavori socialmente utili per aver impedito all'ex compagno di incontrare la figlia di otto anni. Sulla questione si era espresso anche il tribunale, le cui disposizioni erano però per mesi state ignorate dalla madre della piccola. Rifiutata dall'uomo l'offerta di 2000 euro avanzata dall'avvocato dell'imputata in forma di risarcimento al fine di procedere all'estinzione del reato.
I fatti risalgono all'inizio del 2020, quando la coppia in questione, la cui identità non è stata chiaramente diffusa per ragioni di privacy, si era separata. Era seguito l'intervento del tribunale di San Marino (Paese nel quale la donna risiedeva) il quale aveva sancito il diritto del padre ad avere regolari incontri con la figlia di otto anni, ma la disposizione non era stata applicata dalla donna, che per mesi aveva impedito ai due di vedersi.
Era quindi seguita un'inchiesta della squadra mobile, inchiesta al termine della quale era arrivato il rinvio a giudizio per la donna, accusata di "mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice". Rifiutata dall'ex marito l'offerta dal di lei legale, avvocato Veronica Piepolli, mediata, di 2000 euro, in cambio dell'estinzione del reato, si è proceduto quindi a proporre l'impiego in lavori di pubblica utilità. Proposta accettata dal giudice, che ha condannato la 37enne a 144 ore di tale attività.
Soddisfatti i legali dell'uomo, l'avvocato Luca Greco e l'avvocato Michela Torri, che nel riportare il rifiuto del proprio assistito all'offerta di 2000 euro inizialmente messa sul tavolo dalla donna, avevano sottolineato: "l’imputata ha ostacolato il normale rapporto padre-figlia". Con l'impiego in 144 ore di lavori socialmente utili, quindi, si accompagna "un percorso di aiuto per prendere coscienza della sua condotta".
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