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L'incidente di Mestre e le lacrime di coccodrillo dell'informazione che copre

All'informazione di sistema non importa granché delle vittime, quello che le preme è distorcere e dirottare le possibili cause sia relative al mezzo, un bus elettrico, sia allo stato di salute del conducente, uno che dopo il vaccino non si era più ripreso.

10 Ottobre 2023

L'incidente di Mestre e il conducente

All’informazione di sistema importa poco della strage di Mestre, dei 21 passeggeri del pullman morti bruciati o distrutti: quello che le preme, anche perché è pagata per farlo, è dirottare la verità possibile in merito ad un paio di condizioni. La prima ha a che vedere con il mezzo, il bus elettrico, resiliente, green la cui batteria pare abbia preso fuoco originando un incendio subitaneo e improvviso, di quelli incontrollabili. Cosa che l’informazione ignobile ha subito cercato di smentire, interpellando sedicenti esperti e, davvero senza vergogna, gli stessi fabbricanti del mezzo i quali hanno ovviamente garantito, smentito, si sono pure indignati e hanno bollato tutti come ignoranti. Disgraziatamente, se si chiedono lumi ai vigili del fuoco quei professionisti ti confermano che la bestia nera oggi sono proprio i mezzi a batteria elettrica. Parlavo proprio ieri con un amico appartenente alle forze dell’ordine, reduce da un corso di sicurezza presso i pompieri: la prima cosa che gli hanno spiegato è che il proliferare di veicoli elettrici rappresenta un nuovo e ancora poco conosciuto pericolo perché l’impianto di alimentazione, la batteria, è soggetta ad incendiarsi in maniera violenta. Cosa che in Francia sanno benissimo al punto che nella sola Parigi hanno ritirato di colpo l’intero parco di mezzi di trasporto elettrici, 170 autobus, per sottoporli a messa in sicurezza assai più stringente. Della serie prevenire è meglio che curare.

L’informazione venduta e complice fa in modo da soffocare i precedenti e se può li distorce: ma è di soli 4 mesi fa un altro incidente costato la vita ad una ricercatrice del CNR, Maria Vittoria Prati, che viaggiava a bordo di un veicolo “sperimentale” esploso all’improvviso lungo la tangenziale di Napoli. La 66enne stava testando un mezzo ibrido, alimentato sia da gasolio che da un pannello solare, e ha avuto una morte orribile, bruciata viva, mentre un collaboratore 25enne, Fulvio Filace, ha ricevuto ustioni gravissime ovunque. I casi si succedono, la tendenza è in aumento, ma l’informazione comprata se la cava così: “la frequenza di incendi delle auto elettriche è ancora molto bassa, certo che quando succede sono dolori perché l’incendio divampa violentissimo e non c’è tempo per mettersi in salvo. Nel 2021 l’incendio di una Tesla fu così feroce da sciogliere l’asfalto. In un’altra occasione, il proprietario di una Jaguar-I-PACE, sentito un crepitio durante la ricarica, ha avuto la prontezza di portarla in strada evitando l’incendio in garage”. Praticamente ci danno da girare a bordo di bare soggette ad autocombustione, però vuoi mettere l’etica ambientale.

L’altra circostanza ha a che fare con le condizioni dell’autista, il 40enne Alberto Rizzotto sul quale l’informazione puttanesca si è fiondata immediatamente nell’excusatio non petita: “Stava benissimo e il vaccino non c’entra”. Così, prima ancora di conoscere la dinamica del sinistro, di ragionare sulle possibili cause. Invece il siero c’entra se non altro quanto a situazione sanitaria visto che l’uomo si era iscritto ad un gruppo social sui danni collaterali da vaccino anticovid e risultava avere accusato diverse avvisaglie fisiologiche, cosa risaputa, confermata da quanti a lui prossimi. Ovviamente hanno oscurato la sua pagina e secretato l’autopsia: ma dove credono di arrivare con simili, miserabili mezzucci? Non cadiamo nel complottismo a tout prix e restiamo in prudente attesa di certezze, ma conosciamo il gioco, conosciamo i pupazzi che lo esercitano e che non si possano escludere a priori cause riflesse, situazioni avverse post somministrazione non è dietrologia, è rispetto della logica, della verità e di un mestiere viceversa scaduto nella propaganda più lurida. Del resto, anche qui non mancano i precedenti, come quell’altro autista di bus folgorato da un “malore improvviso” a Cittadella nel Padovano: il 25 gennaio di quest’anno Biagio Mugione, 63 anni, napoletano, muore sul colpo alla guida dello scuolabus che, fuori controllo, va a schiantarsi contro un altro pullman. Fortunatamente, il carico di studenti era stato appena smaltito. Poi, certo, ci sarà da verificare tutto, dalla condizione del guard rail alle macchie solari, però le circostanze sospette ci sono mentre l’informazione meretrice si sfinisce per rimuoverle, per stravolgerle: di questi precedenti, sui veicoli e su chi li conduce, nessuno ha memoria perché vengono confinati in poche righe di cronaca, disinnescati e subito consegnati all’oblio. Detta legge la disinformazione dei debunker, dei privi di titolo, gli apprendisti a gettone, quelli che ci mettono una quarantina d’anni per razzolare una laurea breve ma vengono pagati per spiare, per segnalare ai social i contenuti “sgradevoli”. Sgradevoli per loro e per le magnifiche sorti e progressive che ci vogliono tutti a bordo di forni crematori, possibilmente da cardiopatici di ritorno. Ma questa grande menzogna trasversale è un prezzo che paghiamo volentieri se si tratta di salvare il pianeta, di non indispettire Greta, di non far bestemmiare Bergoglio, di non contrariare la Baronessa, di non andare contropelo al sistema politico italiano nella sua completezza, dai centri sociali di estrema sinistra a quelli di estrema destra passando per il PD, Fratelli d’Italia, i grillini, i verdi, i neotradizionalisti, i preti superstiziosi, gli idolatri, i sanitari ipnotizzati dal siero, come li chiama la mia amica Silvana De Mari. Sono tutte vittime sacrificate sull’altare del progresso, della scienza che non sbaglia, dell’Agenda che non si discute e dunque ci stanno, chi inventa la barca inventa anche il naufragio e siamo pieni di naufragi, basta equivocarli, mistificarli e, alla fine, arrendersi dicendo che sono il prezzo che si paga all’ineluttabilità del presente.

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