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Stupro Palermo, Bruzzone: "Condotta della vittima discutibile, ma parole Giambruno sbagliate. In giro deserto educativo spaventoso" - ESCLUSIVA

La criminologa è stata intervistata dal Giornale d'Italia per commentare le recenti frasi di Giambruno e non solo. Sui fatti di Palermo "non aver chiamato le forze di polizia è vigliaccheria. La vittima pensa al suicidio? Naturale conseguenza di quanto successo"

29 Agosto 2023

Stupro Palermo, Bruzzone: "Condotta della vittima discutibile, ma parole Giambruno sbagliate. In giro deserto educativo spaventoso" - ESCLUSIVA

La criminologa Roberta Bruzzone è stata intervistata dal Giornale d'Italia in merito ai recenti casi degli stupri di Palermo e Caivano, ed anche sulle parole di quest'oggi di Andrea Giambruno, compagno della Meloni, il quale ha dichiarato: "Se eviti di ubriacarti, non trovi il lupo e non ti stuprano". Sciocchezza o fondo di verità?

Stupro Palermo, Bruzzone: "Condotta della vittima discutibile, ma parole Giambruno sbagliate"

Bruzzone: "Indubbiamente il fatto di mettere in capo delle condotte come consumare stupefacenti e bere alcol è una condotta che bisogna evitare, ma associare questa argomentazione (le frasi di Giambruno, ndr) ad un contesto simile, è sbagliato a prescindere dalla condotta della vittima, e non ha alcun rilievo ai fini della gravità e della responsabilità di chi ne approfitta. Questo è un invito ad avere più cura delle parole, accostare la vittima al carnefice è sbagliato, è pericoloso perché tende a colpevolizzare la vittima che non ha responsabilità e deve solo essere aiutata". 

Il branco era in gran numero, questo ha contribuito al fatto che nessuno si sia fermato?

"Il fatto che fossero in tanti ed il contesto pericoloso, ha dissuaso i passanti ma un conto è intervenire direttamente, perché ci sono profili di rischi, un altro è non aver chiamato le forze di polizia: un aspetto che non ha a che fare con l'aspetto della paura ma solo della vigliacchieria", sostiene la criminologa.

La vittima ha di recente ammesso di pensare al suicidio

"È un pensiero che sovviene alla maggior parte delle vittime quando vengono commessi reati con così tale ferocia, è una delle conseguenze del trauma, disturbo post-traumatico, versante depressivo, che si potenzia di giorno in giorno. Un soggetto si sente indicato di essere corresponsabile dell'atrocità che ha subito e ciò tende a destabilizzarlo. L'importante è che discorsi che portano a colpevolizzare la vittima e ritenersi carnefici di se stessi restino fuori".

"Una persona in condizioni alterate, di minorata difesa, va aiutata, supportata, non stuprata. La condotta della vittima può essere considerata discutibile, ma il comportamento degli aggressori fini giuridici è un aggravante. Non fare attenzione può portare a non denunciare, molte vittime coltivano questa decisione perché temono di subire vittimizzazione secondaria, come sta accadendo e accaduto in altre occasioni".

"L'invito rimane quello di non abusare di sostanze, ma la condotta della vittima peggiora la posizione dei suoi aggressori perché ne hanno abusato sessualmente".

Che ruolo hanno le famiglie in questo contesto?

"Determinante, c'è un deserto educativo spaventoso, i genitori sono portatori di questi stereotipi patriarcali che vediamo in giro". La Bruzzone tira fuori un esempio: "La madre di uno degli aggressori di Palermo ha consigliato a suo figlio di disfarsi del cellulare e delle prove".

I fatti di Palermo e Caivano riguardo solo il Sud?

"È un concetto traversale, le famiglie della Palermo bene non hanno niente a che fare con la criminalità organizzata. Caivano la conosco molto bene, c'è un degrado totale e assoluto sotto ogni profilo, una macelleria sociale nei confronti dei minori. All'epoca dei fatti di Fortuna Loffredo (la bambina di sei anni uccisa nel 2014 per essersi ribellata agli abusi, ndr), c'era una serie di indagati per abusi su minori che faceva spavento, ma non è così frequente".

Episodi come quello di Palermo "maturano all'interno di gruppi sociali anche privilegiati, è un problema educativo e valoriale", conclude la criminologa.

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