22 Maggio 2023
Eseguite nella mattinata di lunedì 22 maggio 5 misure cautelari per i presunti assassini di Paolo Stasi, il 19novenne brindisino che il 9 novembre 2022 era stato freddato a colpi di pistola davanti la casa in cui viveva con la madre a Francavilla Fontana. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’omicidio si inserisce in un contesto di spaccio di sostanze, attività che Stasi e la madre svolgevano nella propria abitazione, ed il movente sarebbe legato ad un presunto debito di 5mila euro ivi maturato dai due.
Ci sarebbe una svolta nelle indagini che hanno seguito la morte del giovane 19enne Paolo Stasi a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi. Una storia tragica di miseria, quella che ha condotto all’omicidio, di questo si è trattato, del ragazzo il 9 novembre del 2022. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, infatti, Stasi sarebbe stato ucciso a causa di un debito di droga della madre. La donna è al momento indagata a piede libero per detenzione di sostanze stupefacenti con finalità di spaccio. Secondo il fosco contesto svelato dalle indagini, la madre di Paolo avrebbe gestito un’attività di spaccio nella casa in cui viveva con il figlio. L’omicidio troverebbe il movente in un debito della donna, si parla di circa 5 mila euro, maturato nell’ambito della sua “attività”.
Sono otto le persone indagate per la morte del giovane, brutalmente derubricata dalle mani assassine a vendetta o avvertimento. Nella giornata di oggi, dopo mesi di indagine, la notizia di due arresti. Tra loro anche un 18enne, ancora minorenne all’epoca dei fatti. Oltre ai due finiti in manette, altre due persone sono state sottoposte a obbligo di dimora, mentre per una quinta sono stati disposti i domiciliari. L’accusa è quella di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi.
Un contesto fangoso, quello in cui si è sviluppato il tragico episodio, del quale anche la vittima faceva parte. Nelle chat tra il defunto figlio e la madre, i carabinieri hanno trovato numerosi messaggi in cui i due discutevano di distribuzione di marijuana, cosa poi confermata dalla donna il 24 novembre, quando era stata ascoltata in caserma, all’epoca in semplice veste di persona informata dei fatti.
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