28 Aprile 2023
Rosa e Olindo, fonte: Twitter @FrancoScarsell2
In merito alla strage di Erba, la responsabilità penale di Rosa Bazzi e di Olindo Romano, condannati all'ergastolo, "è stata affermata nei tre gradi di giudizio previsti dal codice di procedura penale". I giudici "hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e hanno accolto integralmente nei tre gradi di giudizio le richieste dei rappresentanti dell'ufficio del pubblico ministero". Questo l'inizio del comunicato del procuratore capo facente funzioni di Como Massimo Astori il quale, proprio del processo di primo grado, fu rappresentante dell'accusa.
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Il comunicato è lungo ben 5 pagine. Qui c'è la replica all'istanza di revisione avanzata dal sostituto procuratore della procura generale di Milano Cuno Tarfusser e alla difesa dei coniugi Romano pronta a inoltrare alla corte d'appello di Brescia - con tutta probabilità entro le prossime 2 settimane - la propria richiesta di revisione per tentare di riaprire il processo sulla strage dell'11 dicembre 2006.
"La lettura delle corpose e approfondite sentenze che hanno motivato la condanna all'ergastolo di entrambi gli imputati, atto imprescindibile e doveroso per chiunque intenda formulare pubblicamente osservazioni, non lascia spazio a perplessità" ha affermato il procuratore capo facente funzioni di Como Massimo Astori, il quale ha sciorinato quanto messo nero su bianco nella richiesta di revisione del processo, firmata dal sostituto procuratore della procura generale di Milano Cuno Tarfusser. Il documento è ora sul tavolo della procuratrice generale Francesca Nanni che deve decidere se trasmetterla a Brescia.
"Non stupisce che le difese intendano legittimamente riproporre nuove iniziative giudiziarie, ne ovviamente che gli organi di informazione svolgano il loro prezioso servizio". Tuttavia, su legge nel documento, né stupisce "che ci si annuncino nuove prove difensive, in realtà riletture di materiale già ampiamente analizzato e prive di qualsivoglia elemento di novità".
La procura di Como in questi 16 anni, dalla strage di Erba dell'11 dicembre 2006, continua il procuratore capo di Como "si è consegnata a un doveroso quanto rigoroso silenzio, guidata dal rispetto della legge, delle parti processuali e degli stessi condannati. La Procura auspica che altrettanto rispetto sia adottato, nelle forme e nei contenuti, da tutti coloro che si accostano a questa drammatica vicenda, al cui fondo rimane li profondo dolore di chi ne è stato colpito". La procura di Como "tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l'immagine dell'Ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale" e lo fa, pubblicando sul sito della procura lariana, le sentenze di condanna della corte d'assise di Como 26 novembre 2008, della Corte d'Assise d'Appello di Milano 20 aprile 2010 e della Corte di Cassazione del 3 maggio 2011.
"Nel corso delle tre fasi di giudizio, svolte nel pieno rispetto delle garanzie processuali e con la costante partecipazione della difesa, i giudici hanno più volte affermato la correttezza dell'operato del pubblico ministero e dell'arma dei carabinieri, che, nella fase delle indagini preliminari, hanno raccolto prove materiali, documentali, dichiarative, scientifiche e logiche incontestabili (non certo le sole confessioni); l'irrilevanza delle argomentazioni di segno opposto".
"Le confessioni della strage sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare, accompagnate da 'ulteriori e decisive prove emerse... ognuna delle quali, anche da sola, avrebbe potuto condurre ad un giudizio di piena responsabilità degli imputati", come riporta la sentenza di primo grado della corte d'Assise di Como, "spontanee, coerenti, e non indotte da suggerimenti od altro, ritrattate senza alcuna ragione o prova convincente, se non una scelta difensiva diversa", non certo frutto di pressioni (ipotesi che 'ha trovato secca smentita in pubblico dibattimento', corte d'Assise di Como)". "Le confessioni agli inquirenti sono state inoltre seguite, nei mesi successivi, da ulteriori dichiarazioni confessorie a più interlocutori e persino da appunti manoscritti contenenti chiare ammissioni vergati da Olindo Romano" e datati 4 aprile 2007, 5 maggio 2007, 12 giugno 2007, 23 agosto 2007, 4 settembre 2007, 6 ottobre 2007 (più altri quattro senza data) e da una lettera. Scritti "minuziosamente analizzati" in primo e in secondo grado
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