25 Aprile 2023
Fonte: Imagoeconomica
SCRITTI BELLICI
In questa casa di fronte al lago Maggiore, a dieci chilometri dal confine, il mio bisnonno riportò il corpo di suo nipote ucciso dai fascisti. Qui la Resistenza è stata una cosa seria. Il Colonnello Carlo Croce, proprio da Porto Valtravaglia, salì a San Martino per combattere gli invasori tedeschi. Mio nonno, sindaco di Duno dal dopoguerra fino alla sua morte nel 1973, vi si recava tutti gli anni a celebrare i caduti per la libertà.
Detesto i fascisti, la retorica sulla razza (oggi sostituita da etnia) e sulla patria. Quando si domanda a qualcuno cosa sia la cosa peggiore fatta da Benito Mussolini, le risposte sono sempre le stesse: l’alleanza con Adolf Hitler e le leggi razziali. Qualcuno aggiunge che senza quegli errori il fascismo non sarebbe stato poi così male e cita i progressi del ventennio (senza considerare che in tutte le Nazioni democratiche in quegli stessi anni avvenivano le stesse cose).
E’ evidente che in Italia, oggi più che mai, manchi un’idea condivisa di cosa significhi fascismo. Di nuovo – come nel caso dei vaccini – la vaghezza del linguaggio genera volutamente disinformazione. Qualche ignorante identifica il fascismo come una forma di governo non democratica, quando sia Benito Mussolini che Adolf Hitler vennero eletti in elezioni democratiche.
Così, il fascismo non si conosce e non si riconosce e persino vittime illustri dell’olocausto diventano testimonial di regimi neonazisti.
Eppure, sarebbe sufficiente leggere Piero Calamandrei per riconoscere il pericolo: il primo sintomo di fascismo è la privazione della libertà, la coartazione a fare qualcosa che non si vorrebbe fare, pena l’esclusione dall’insegnamento (dal lavoro, dalla vita sociale ecc.). Seguono l’utilizzo della violenza per imporre regole, norme, leggi, la repressione del dissenso mediante il controllo degli organi di informazione e la censura, l’instaurazione di una società basata non più sul merito individuale ma sulla fedeltà al potere, l'adesione a un'ideologia militarista e bellicista pervasiva. In alcuni casi, a tutto questo si aggiunge il perseguimento di interessi sovranazionali a scapito di quelli nazionali, cosa che da sola trasforma una democrazia apparente in dittatura di fatto, intesa come mera esecuzione di ordini impartiti da poteri non elettivi.
Occorre altro per fotografare la situazione dell’Italia di oggi? Siamo stati privati della libertà fin dal primo Dpcm di Giuseppe Conte, coartati a vaccinarci con la menzogna che avremmo protetto noi stessi e la collettività, costretti pena l’esclusione dall’insegnamento, dal lavoro e dalla vita sociale a esibire una certificazione, multati in caso d’inadempimento agli obblighi vaccinali, censurati sui social media, sottoposti al fact checking se pubblicisti (io cacciato da un noto quotidiano per avere riferito i contenuti – veri, è lì da ascoltare - di un’intervista) e ora, ciliegina sulla torta, assistiamo alla nomina di Luigi Di Maio a un’importante e ben retribuita carica da parte dell’Unione Europea. Quanto all'adesione a un'ideologia militarista e bellicista e al perseguimento di interessi sovranazionali, gli esempi (dall’OMS alla NATO) sono molteplici.
Oggi, in Italia, festeggiamo il 25 aprile senza capire che quel giorno è iniziata la ritirata delle truppe nazifasciste - incalzate dalla Resistenza e da quelle Alleate – ed è stato un giorno felice, importante e meritevole di essere celebrato e ricordato. Ma lo è stato perché in Italia tornava la libertà. Noi dovremmo celebrare la libertà, l’antifascismo in quanto portatore di valori di libertà e concludere che non siamo più disposti a tollerare ideologie che negano il valore – mi si consenta la retorica: lo straordinario valore – della libertà.
Oggi – al contrario - festeggiamo da sudditi dell’Impero americano. In questi tre anni e mezzo di sistematiche violazioni della nostra libertà, qualcuno di noi (pochi, purtroppo) si è reso conto che gli Stati Uniti sono responsabili non soltanto della prosecuzione degli esperimenti di Gain of Function (Guadagno di Funzione, cioè creazione di virus chimera, artificiali, capaci di aggredire l’uomo), della mistificazione sull’origine della pandemia, la sua reale entità e la sua mortalità, della mistificazione sulla capacità dei vaccini di contenere il contagio e impedire le conseguenze della malattia, ma anche della censura (a mio modo di vedere contraria all’Articolo 21 della nostra Costituzione), dell’esercizio di indebite pressioni sul nostro Governo e dell’utilizzo della violenza per imporre la loro politica internazionale (non è forse utilizzo di violenza fare esplodere un gasdotto?).
Io, fedele agli ideali della mia famiglia, sono profondamente antifascista e inorridisco ascoltando neofascisti che celebrano il 25 aprile. E non parlo di Ignazio La Russa, ma di coloro che in questi tre anni e mezzo hanno dato prova di non avere la più pallida idea di cosa significhi libertà.
Di Alfredo Tocchi
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