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Francia, no definitivo all'estradizione di 10 terroristi degli Anni di Piombo. Aiviter: "Vergognoso"

10 ex militanti di estrema sinistra italiani, di cui 6 appartenuti alle Brigate Rosse, possono rimanere in Francia: la Corte di Cassazione ha confermato il rifiuto della Corte d'Appello alla richiesta dell'Italia. Per Roberto Della Rocca, presidente Aiviter (associazione vittime del terrorismo), è "vergognoso"

28 Marzo 2023

Francia, no definitivo all'estradizione di 10 terroristi degli Anni di Piombo. Figlio vittima: "Cassazione di disgraziati"

La Corte di Cassazione francese ha negato l'estradizione per 10 terroristi italiani degli Anni di Piombo. 6 di loro appartenevano alle Brigate Rosse. 2 sono donne. Il terzo grado ha confermato il giudizio della Chambre de l'Instruction avvenuto il 29 giugno dello scorso anno. Fra di loro c'è Giorgio Pietrostefani, il fondatore di Lotta Continua, condannato perché ritenuto responsabile dell'omicidio di Luigi Calabresi. 

Cassazione francese nega estradizione di 10 terroristi rossi

I 10 militanti di forze di estrema sinistra possono restare a vivere in Francia. Questa è la sentenza della Corte di Cassazione che ha respinto "tutti i ricorsi presentati dal Procuratore", confermando così il giudizio della Corte d'Appello. I terroristi su cui verte la richiesta di rimpatrio fin dal 2020 sono stati condannati dalla giustizia italiana tra il 1983 e il 1995 per attentati terroristici, eversione dell'ordine democratico e omicidio aggravato. 

I reati sono stati commessi in Italia tra il 1972 e il 1982, durante gli "Anni di Piombo". 6 di loro facevano parte delle Brigate Rosse: Giovanni Alimonti (con 11 anni da scontare), Roberta Cappelli (un ergastolo), Marina Petrella (ergastolo), Sergio Tornaghi (ergastolo), Maurizio Di Marzio (5 anni), Enzo Calvitti (18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata).

Fra i non brigadisti si vedono Raffaele Ventura (20 anni), Luigi Bergamin (25 anni), Narciso Manenti (ergastolo). Infine è stata negata l'estradizione anche per Giorgio Pietrostefani, condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell'omicidio del commissario Luigi Calabresi, ma fuggito in Francia prima della sentenza in Cassazione italiana. Luigi Calabresi era il commissario di polizia e addetto alla squadra politica della Questura di Milano, ucciso a colpi d'arma da fuoco il 17 maggio 1972.

Motivazioni sentenza e reazioni

Secondo la Corte d'Appello e la Corte suprema francesi i processi in Italia sono stati svolti "in contumacia", cioè senza che abbiano preso parte alla causa. Si legge nella sentenza: "La quasi totalità dei richiedenti hanno vissuto in Francia per circa 25-40 anni, un paese in cui hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l'Italia, cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare". 

Il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti li aveva chiamati "terroristi, assassini". Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio militante del Movimento Sociale Italiano ucciso nel 1997 ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, di cui faceva parte Bergamin, ha commentato: "Qual è la mia reazione...? sono dei disgraziati, perché non c'è giustizia così! È tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia. Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone".

Roberto Della Rocca, presidente Aiviter (associazione vittime del terrorismo), ha dichiarato: "È una vergogna, come si fa dopo tanto tempo a gettare un colpo di spugna su una vicenda che ha riguardato tante persone uccise e ferite gravemente? Ricordo una frase del Ministro della Giustizia francese della passata legislatura che, rivolgendosi ai francesi, chiese cosa avrebbero detto se un terrorista del Bataclan se ne fosse stato tranquillamente in Italia per 40 anni".

   

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