19 Gennaio 2023
Fonte Twitter: dariodangelo91
E' stato convalidato l'arresto di Giovanni Luppino, fiancheggiatore e autista del boss Messina Denaro, attualmente accusato di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Ma lui tenta di difendersi: “Non sapevo che fosse il boss. Solo un pazzo avrebbe potuto accompagnarlo sapendo che si trattava di lui”. L'uomo è stato arrestato nella mattinata del 16 gennaio insieme al boss latitante. Il 59enne, a differenza del capo di Cosa Nostra, avrebbe tentato la fuga, ma è stato fermato nei pressi di un bar poco lontano dalla clinica. Secondo gli inquirenti, farebbe parte di una rete di fiancheggiatori che hanno permesso la latitanza del boss tutti questi anni.
“Non sapevo di essere in auto con Matteo Messina Denaro, solo un pazzo lo avrebbe accompagnato sapendo fosse il boss”. Così si è difeso Giovanni Luppino, autista e fiancheggiatore del capo di Cosa Nostra arrestato nella giornata di lunedì 16 gennaio. L'uomo lo aveva accompagnato presso la clinica "La Maddalena", dove Messina Denaro era in cura da ormai un anno.
Luppino avrebbe rilasciato questa dichiarazione davanti al suo legale, l'avvocato Giuseppe Ferro, al termine dell'udienza di convalida davanti al Gip che si è svolta nel carcere Pagliarelli. Il commerciante di olive di 59 anni ha sostenuto di non conoscere Messina Denaro e di averlo accompagnato credendo che si trattasse di Francesco Bonafede, cognato del 59enne Andrea: "L'ho accompagnato perché doveva sottoporsi alla chemioterapia".
Giovanni Luppino lavorava nel settore del commercio delle olive e dell'agricoltura. Originario di Campobello di Mazara, paese nei pressi di Castelvetrano, gestiva insieme ai figli un centro per l'ammasso delle olive nei pressi della periferia. Nell'attività di famiglia gestiva il ruolo di intermediario tra i produttori e gli acquirenti che arrivavano in zona dalla Campania.
Il gip di Palermo, Fabio Pilato, ha convalidato l'arresto di Giovanni Luppino, attualmente accusato di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. "A me è stato presentato come cognato di Bonafede, è stato proprio lui a farmelo conoscere. Io mi sono solo prestato ad accompagnarlo. Solo un pazzo lo avrebbe fatto per Matteo Messina Denaro".
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