13 Dicembre 2022
"Tutto quello che mi è successo negli ultimi dieci anni ha distrutto la mia vita. Non sono una vittima. Me lo sono fatto da solo, ma mi hanno dato un grosso mano." Così Chris Beck, ex-militare statunitense e primo Navy Seal ad intraprendere la transizione di genere, inizia il racconto della sua storia. Un racconto drammatico, che illustra la condizione di coloro che per una ragione o per l'altra intraprendono la transizione per poi pentirsene. E mette in guardia dalla facilità con cui in America si suggerisce un percorso del genere anche a veri e propri bambini.
Chris non è indulgente con sé stesso, e riconosce che l'errore è stato suo. Tuttavia, punta il dito contro il clima culturale che fa sì che la disforia di genere sia diagnosticata sempre più spesso, a volte di fronte indizi che non giustificano certo un giudizio così estremo. Perché intraprendere la transizione non significa solo cambiare abbigliamento e identità, ma anche intraprendere un processo estremamente provante dal punto di vista fisico e psicologico, che fa pagare un prezzo altissimo in termini di benessere fisico e mentale a chi vi si sottopone.
Beck critica la facilità con cui si arriva a una diagnosi così estrema: "Non appena [i bambini] entrano e dicono: «Sono un maschiaccio o questo mi fa sentire a mio agio», c’è uno psicologo a dire: 'Oh, sei transgender'. E poi il giorno dopo sei sotto ormoni, gli stessi ormoni che usano per la castrazione medica dei pedofili, ora li stanno dando a tredicenni sani. Questo è il motivo per cui sto cercando di dire all'America di svegliarsi". Lui stesso afferma di essere stato manipolato da individui che volevano sfruttare il suo stato di confusione per creare eco mediatico. Racconta le facilità assoluta con cui è possibile intraprendere il percorso: "Sono entrato nell'ufficio di uno psicologo [e] in un giorno avevo una lettera in mano in cui si diceva che ero transgender. Sono stato autorizzato per gli ormoni."
Beck punta il dito contro il giro miliardario, costituito da cliniche, psicologi e case farmaceutiche che guadagnano una enormità di soldi vendendo i farmaci e le operazioni mediche necessarie a completare la transizione: "Questa è un'industria da miliardi di dollari tra psicologi, tra interventi chirurgici, tra ormoni, tra prodotti chimici, tra trattamenti di follow-up. Ci sono migliaia di cliniche di genere che stanno spuntando in tutto il nostro paese".
Insomma, una lezione importante: la disforia di genere esiste, ma si può dare a cuor leggero una diagnosi che inevitabilmente stravolge la vita delle persone, incoraggiandole in ogni modo senza neanche valutare eventuali dubbi. Soprattutto quando ci sono di mezzo dei bambini.
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