06 Dicembre 2022
Lo strano caso di Liliane Murekatete, figlia di Mama Marie Mukamitsindo, compagna di Aboubakar Souhamoro, il deputato con gli stivali. Strano caso, curioso al limite del pirandelliano: una, nessuna, centomila. Chi era costei? “Non chiamatemi lady Gucci”, ma i profili inondati di selfie griffati sono i suoi e li ha riempiti lei. “Beh? Che vuol dire? Quello era prima”. Prima di che? Prima della svolta sociale, parrebbe di capire. Prima di questa, e prima della fase influencer c'è stato il periodo rosa, inteso come approccio: foto molto squadernate, very inclusive, belle toste per tutti i gusti, posizioni flessuose, scorci generosi, sotto la doccia o sul sofà, insomma la solita mercanzia: che cos'è il genio? È immaginazione e previsione, Liliane aveva precorso OnlyFans con dieci anni di anticipo; da lì al mondo solidale, è un attimo di eternità.
Che mestiere fa Lily? Nessuno l'ha mai capito, il fotografo che la immortalò la sospettava per una millantatrice, ma la gente è tanto cattiva, signora mia. Insomma che fai? Fai cose, vedi gente, soprattutto ti fai vedere? Anni gloriosi, di scatti, di convegni, di premi e anche, diciamolo, di incassi generosi, ma, di colpo, la favola bella finisce e Liliane si ritrova fuori dal tunnel del divertimento, fuori dal cda dell'intrico sociale-affaristico dei Soumahoros, insomma disoccupata, in aspettativa, dice il compagno dagli stivali logori, di reddito di cittadinanza. Eppure trova modo di dichiarare: “Non accettano una africana benestante”. Povera, ma ricca. O ricca, ma povera. O ricca e povera, chi ci capisce più niente. Nell'allusione geostrategica, comunque, sta nascosta un'accusa: razzisti”. Difatti lei, la mama, il compagno stivali, i fratelli, tutti uniti in un sol coro: razzisti, Italia razzista. Io non ho mai visto un paese razzista che consente a un clan familiare di guadagnare in vent'anni di appalti, ballerini peraltro, la bellezza di 63 milioni, oggi in gran parte latitanti. Se trovate un altro paese razzista allo stesso modo, ditemelo che parto subito. Razzisti noi, ma questa figlia d'Africa per tutelare “l'immagine” s'è affidata a un avvocato di Priebke, “criminale di guerra, agente della Gestapo e capitano delle SS”. Quando si dice essere inclusive.
Benestante ma disoccupata: per giustificare la mancata corresponsione degli stipendi ai lavoranti, robetta contestata nell'ordine di circa mezzo milione di euro, Lily si giustifica: “Si dà il caso che pure io sono in attesa di riscuotere gli arretrati”. Praticamente si è sfruttata da sola. Che lavoro fai, o facevi, Lily? Di gente ne vedeva, tipo Bob Saviano, la Boldrini, i soliti compagnucci della parrocchietta che ti premiano, ti inglobano, ma solo da un certo fatturato in su; poi, se caschi in disgrazia, fanno che al confronto Giuda Iscariota era kantiano: come lo Zoro, quello con l'ascella insidiosa, che a 53 anni fa ancora er ggiovane der piddì: “Ahò, l'avrò visto du vorte, già sulla terza ho qualche dubbio”. Della serie: mai coperto e, soprattutto, non lo ricoprirò. Ma lo coprivano tutti d'oro, incenso e mirra e così la compagna non chiamamola Gucci, ma almeno tiktok.
Pirandelliana Liliana: non c'era ma c'era, ha prestato servizio, questo pure è emerso, per il governo, anzi per più governi, da Prodi a Berlusconi, che per le nipote dei primi ministri, come noto, ha una certa comprensione e lei lo era, pare, di quello del Ruanda, il che conferma, come minimo, che i Soumahoro non si improvvisano, salgono da ambienti di potere. Quali le mansioni governative, tuttavia, non è precisato, e nessuno lo spiega. Stava dentro ma da fuori, dirigeva ma non operava, poi non dirigeva più, aveva lo stipendio ma non lo percepiva, si sparava le pose al limite supersexxxy ma alla buona, come tante ragazze che valorizzano la propria femminilità, amava il lusso ma come diritto, perché, spiega il compagno galosce, “rivendico il diritto all'eleganza e al buon gusto, la [alta] moda non è né di destra né di sinistra, è semplicemente umana”. Da cui la lotta continua per i diritti umani, non tutti, ma una buona parte. In tutto questo, la solidarietà verso i fratelli migranti, il duro lavoro dell'assistenza, la fatica quotidiana nel gestire l'intrapresa di famiglia, che fine fa? Beh, tutto si lega, così è se vi pare.
In questa storia, i personaggi in cerca d'autore, o di partito, sono tutti e forse più di sei, il resto lo scopriremo solo vivendo e sopportando i cretini che più ne escono su questo clan solidale e più insistono sul garantismo degli scemi: ma sì, che sarà mai, li perseguitano perché neri. Ripeto, mai vista una persecuzione che ti fa guadagnare 63 milioni in 20 anni, al prezzo, tra l'altro, di ipotizzati maltrattamenti sui migranti “da salvare”, sfruttati, tenuti, secondo i sospetti degli inquirenti, attizzati da plurime testimonianze, in condizioni pietose, infilati nei tuguri, lasciati al gelo, assetati, affamati, oltre il sudiciume che ammala. Si vede che il complicato garantismo dei Sansonetti, dei Cazzola, dei Lerner, dei Parenzo, di quei poveri cristi se ne fotte allegramente.
Liliane non demorde, annuncia querele urbi et orbi, come già fece il compagno prima di cambiare rotta e sciogliersi in pianto, lacrime di plastica, su youtube: ma che vi ho fatto io, che sono così buono? Ha parlato il Nietzsche della Costa d'Avorio. Comunque aspettiamo gli eventi e già è preistoria l'ospitata, catastrofica, dal compagno Formigli, uno di quelli, uno dei demiurghi del feticcio in gambali, di omissioni tante, in forma di “non ricordo”, “non sapevo”, “ho sbagliato per troppo amore”, “dove c'era un torto, io correvo”, è arrivato il Gandhi dei nostri tempi, sempre di corsa a bordo degli stivali fatati. Mentre miss Lily si occupava concretamente non si sa bene di che, lei non lo spiega, mama Marie nemmeno. Sono travolti dagli scandali, le loro intraprese sociali disciolte come neve al sole, liquidate all'evidenza di una gestione disastrosa, ma si preoccupano dell'immagine. Contenti loro, ma la sensazione è che, quanto a scoperte, stiano ancora grattando la cima dell'iceberg. Tenetevi forte, che tra un po' si balla.
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