Sabato, 06 Settembre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Violenza in strada, da Milano a Roma baby gang in azione ma nessuno se ne cura: metropoli d'Italia insostenibili (e non inclusive)

Le uniche due vere metropoli d'Italia, entrambe governate dal PD, affondano in problemi di sicurezza, di controllo, di vivibilità. Ma alla direzione del Partito i problemi sono altri: tutti contro tutti in un tripudio di finzione, spesso volgare. Come al Grande Fratello

07 Ottobre 2022

I trapper Baby Gang e Simba la Rue

La mancanza di estro creativo spinge i gruppuscoli del sottobosco rock a copiare le colonne sonore dei Piccioni o i Micalizzi o i Morricone per i poliziotteschi anni '70. Ma non sarebbe male rifare gli stessi filmetti, per esempio “Milano chiama, Roma risponde”. Nel capoluogo lombardo i cosiddetti trapper “italiani di seconda generazione”, per non dire marocchini non integrati, dai nomi assurdi quali Simba la Rue e Baby Gang, mandano a far sparare gli spacciatori concorrenti, senegalesi, “quei negri di merda”, oppure si sparano fra di loro; hanno certe facce da cazzo da balordi di periferia o comparse da reality, che viene da chiamare Hank Voight. A Roma un'altra baby gang si metta in testa di massacrare un down e “j'amo fatto saltà er naso e rientrà n'occhio”. Avendo cura, a Milano come a Roma, di filmarsi se no non c'è pubblicità e dunque non c'è mito criminale, non ci sono affari. Perché questi sono influencer, del crimine ma sempre influencer. Nella ex capitale morale extracomunitari assaltano una donna e se quella invoca aiuto le ringhiano “chiama pure la polizia tanto ti violento”, nella Capitale ministeriale lo stupratore della Garbatella, che tutti sanno essere un immigrato, colpisce a ripetizione e si dilegua nell'oscurità come in un fumetto. Al Nord la stazione Centrale mette paura anche alle camionette della polizia, alla stazione Termini romana gli sbirri stanno in assetto di guerra, ma il più possibile distanti. Le due maggiori città d'Italia, governate entrambe dal PD. A Milano il sindaco Sala blocca d'imperio la circolazione stradale, “perché i milanesi hanno diritto a respirare aria pura”, come in montagna, affidandosi a un assessore alla mobilità urbana al di là dell'esaltazione gretina. A Roma circolano cinghiali, sorci che sembrano siluri fra le gambe dei passanti, e i camion della nettezza urbana svuotano i cassonetti alzandoli, sbatacchiandoli e sparpagliando la merda per la via.

Tutti parlano di sostenibilità, di integrazione. Ma le due metropoli d'Italia sono insostenibili e disintegrate. Il principale responsabile amministrativo è un partito al dissesto che non rinuncia allo psicodramma fantozziano: la sua direzione, riunita dopo il tracollo, ricorda le serate agghiaccianti a vedere la Corazzata Potemnkin con gli impiegati appesi su amache a soffitto: un trionfo del vecchio, dello stantio, da sezione comunista coi ritratti polverosi dei Togliatti e di Lenin, Stalin c'era ma dal '56 tutti l'avevano nascosto nello sgabuzzino delle scope. E un protagonismo decadente e cadente, tutti a dire, bisogna svecchiare, svecchiare ma poi nessuno che accetti di farsi da parte, di cedere il posto a giovani del resto improponibili: quella Ellie Schlein dall'egolatria patologica che dice “Io sono bisex, votatemi”, o il sardina Mattia, che piange per le oche e vuol ridurre Bologna una Disneyland rossa metà campo di freesbee e metà campo di canapa. Nessuno che nelle estenuanti ore di chiacchiere fritte trovi modo di ricordare la spaventosa condizione delle maggiori città governate dal partito: in compenso, insistono in tutte le questioni lunari che li hanno fatti perdere: il gender infantile, l'aborto programmatico, la questione femminile, che nessuno ha capito cosa sia se a destra la Meloni bollata come neofascista va al governo e a sinistra stanno ancora alle Bonino o alle Serracchiani con l'acconciatura Playmobil.

Lo psicodramma tiene banco sui giornali e nei telegiornali ed è uno psicodramma nello psicodramma perché da dire, da raccontare, c'è meno di niente. Sicché si allunga il brodo con l'acqua delle dichiarazioni, delle indiscrezioni, fino al gossip. “Il montaggio analogico, l'occhio della madre! La carrozzina!”. Il segretario in disgrazia, Letta, ha dichiarato: il Congresso non deve essere un reality. Ma al Grande Fratello ci va una tale Sara Manfuso, già compagna di uno del PD, oggi fidanzata di un altro trombato, Andrea Romano, il quale dice: sono orgogliosissimo di mia moglie. Quanto mutati da quelli che sputavano sulle televisioni di Berlusconi! Questo Grande Fratello, detto dei “Vip”, era in abbondante crisi, come il PD, e hanno deciso di rilanciarlo forzando la cifra trash e vagamente famigerata: prima hanno fatto entrare un depresso che è stato torturato dagli altri, soprattutto un gay dichiarato con barbetta azzurra e un trans, e si è ritirato. Poi constatato che le polemiche facevano bene agli ascolti, hanno insistito con le vecchie carampane che tra loro così si esprimono: “Cazzo, merda, quella è una troia, io a casa mia ce l'ho il divano, Signorini [il conduttore fariseo] vai a fare in culo, domani mi levo dai coglioni, stronzi”. Gente sui 70 anni. Su tutto litigano, per tutto si incolpano in un trionfo dell'infantilismo senile. Anche al Nazareno si scaricano addosso il barile, senza nessuna capacità analitica: se hanno perso, e perso male, la colpa è di Putin, della Meloni che si è candidata, del riscaldamento globale, infine degli altri stronzi nel partito. Sembrerà irriguardoso, ma traspare un paralellismo perfetto tra il Grande Fratello “Vip” dei morti di fame e il PD dei morti di elezioni. Intanto Milano chiama, Roma risponde e qui e là si continua a sparare, a violentare, a massacrare. E a nessuno importa.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x