16 Luglio 2021
fonte: Pixabay
Il politically correct fa andare tutti di matto e tocca ormai anche il mondo della tecnologia. Arriva infatti dagli Stati Uniti una proposta davvero eccessiva: cambiare i nomi dei cavi audio - quelli comunemente usati per connettere un dispositivo a un altro - perché "maschio e femmina sono sessisti". É questa l'ultima follia della Professional Audio Manufacturers Alliance (PAMA), una nota associazione statunitense di produttori di materiale audio. La questione della parità di genere forse ci sta sfuggendo di mano e questo si nota oggi più che mai con il dibattito sul Ddl Zan ancora acceso.
Anche il mondo della tecnologia si batte per la parità di genere ma questa volta esagerando. La proposta della PAMA - associazione di cui fanno parte note aziende come la Sennheiser, la Shure, la Qsc e la Iemito - supera ogni limite del buonsenso. "È una questione di vicendevole rispetto”, dice Karam Kaul, presidente del consiglio di amministrazione dell’associazione e membro del comitato per l’inclusione. Kaul si dice “aperto per creare una nomenclatura neutra”. Ma siamo davvero sicuri che sia questa la strada giusta? E in Italia cosa succederà? A questo potrebbe davvero portare il Ddl Zan?
"L’intento dei membri di Pama - continua il presidente Kaul - è quello di raccomandare l’adozione di una struttura all’interno delle loro organizzazioni per l’implementazione di una terminologia univoca in tutto il settore, in uno spirito di inclusività e uniformità". La proposta però ha subito scatenato migliaia di reazioni sui social: anche per gli utenti di Facebook, Twitter e Instagram l'idea è "ridicola". Insomma il politically correct sembra prendere una strada sbagliata che non piace nemmeno al web. La PAMA farà dietro-front dopo le numerose critiche ricevute? Staremo a vedere.
Intanto in Italia lo scontro sul Ddl Zan e sulla questione della parità di genere è più vivo che mai. Se c'è chi infatti da una parte spinge per l'approvazione del disegno di legge, dall'altra numerose forze politiche - con Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia e Italia Viva in testa - si oppongono a ciò che comporterebbe una "limitazione della libertà di espressione e di culto" come spiega il senatore Simone Pillon intervistato in esclusiva a Il Giornale d'Italia. "Spiace - continua - perché la politica serve a cercare insieme il bene comune, non a imporre soluzioni di parte".
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