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Il Principe Alberto di Monaco si oppone all’aborto: “Nel Principato di Monaco il cattolicesimo è la religione dello Stato”

Il sovrano monegasco si è espresso contro l’interruzione di gravidanza: e’ contro i dettami della religione cattolica. In un panorama europeo segnato dalla progressiva liberalizzazione dell'aborto, Monaco riafferma la sua posizione unica

24 Novembre 2025

Il Principe Alberto di Monaco

Il Principe Alberto di Monaco

Il Principe Alberto di Monaco si oppone all’aborto: “Nel Principato di Monaco il cattolicesimo è religione di Stato”

"Senza il cattolicesimo, il Principato di Monaco non possiede più il suo DNA completo". Con questa affermazione del Principe Alberto II si chiude ogni possibilità di avanzamento del disegno di legge proposto dal Consiglio Nazionale da parte del sovrano monegasco, il quale ha riaffermato la coerenza istituzionale di un Principato in cui la religione cattolica occupa un posto essenziale. In uno Stato la cui Costituzione, all'articolo 9, stabilisce che la fede cattolica è religione di Stato e costituisce il fondamento delle istituzioni e delle leggi pubbliche, la decisione del sovrano riflette un fermo impegno nei confronti dell'identità monegasca. Questo gesto serve a ricordare che Monaco opera secondo le proprie leggi, tenendo conto dei fondamenti morali del Principato e dell'equilibrio che lo ha strutturato per decenni: la religione cattolica. Il 21 maggio 2025, il Consiglio Nazionale aveva comunque votato a stragrande maggioranza a favore di una proposta di legalizzazione dell'aborto entro un quadro rigoroso, con diciannove membri a favore e solo due contrari. Il testo prevedeva di autorizzare l'aborto fino a dodici settimane, fino a sedici in caso di stupro, e di abbassare l'età del consenso dei genitori da diciotto a quindici, segnando un cambiamento significativo in un Paese in cui l'aborto rimane proibito tranne in caso di stupro, grave malformazione fetale o pericolo per la vita della madre. Molti lo hanno visto come una svolta, o addirittura un graduale adattamento alle pratiche in vigore in Europa. Il Principe Alberto II ha posto fine a questa proposta durante un'intervista a Monaco Matin. "Ho chiesto al Consiglio Nazionale di essere informato che la sua proposta di legge non sarà attuata", ha dichiarato, avendo cura di specificare di comprendere la complessità della questione. Ha ribadito che il quadro normativo esistente tiene già conto, a suo avviso, delle specificità culturali e religiose del Paese, "dato il ruolo della religione cattolica nel nostro Paese". Il sovrano ha inoltre indicato che il Ministro di Stato presenterà presto misure di sostegno per le donne che si trovano in situazioni difficili, a dimostrazione del fatto che la riflessione sociale non è finita, anche in assenza di modifiche legislative. La Diocesi di Monaco aveva espresso preoccupazione per una tale proposta di legge. A marzo, l'arcivescovo Dominique Marie David aveva parlato di un punto di non ritorno, di un cambiamento sociale, persino di una svolta antropologica importante. Secondo lui, legalizzare l'aborto causerebbe una profonda rottura: "Indicherebbe che il Principato non si riconosce più nei valori sociali del cattolicesimo". Il prelato aveva sottolineato che, mentre la Francia si fonda sulla laicità come principio comune, "a Monaco, è la fede cattolica". Questi avvertimenti hanno contribuito a strutturare un dibattito in cui la dimensione religiosa occupa un posto centrale. Il quadro attuale rimane quindi invariato. Dal 2009, l'aborto è autorizzato nei casi più gravi e la depenalizzazione votata nel 2019 protegge ora i pazienti da potenziali procedimenti penali. Per abortire le donne devono recarsi in Francia, generalmente a Nizza, come avviene da tempo. La riforma proposta mirava a fornire una soluzione locale, ma il rifiuto del Principe mantiene l'attuale struttura giuridica. Le reazioni all'annuncio sono state rapide. Juliette Rapaire, fondatrice del collettivo Les Nouvelles Réformatrices, intervistata da France 3, ha espresso la sua delusione, ritenendo che le donne troveranno sempre soluzioni al di fuori del Principato. Al Consiglio Nazionale, la presidente della Commissione per i Diritti della Famiglia ha dichiarato di aver preso atto della decisione in attesa delle spiegazioni dettagliate che saranno presto fornite dal governo. In un panorama europeo segnato dalla progressiva liberalizzazione dell'aborto, Monaco riafferma la sua posizione unica. La scelta del Principe Alberto II non riflette né l'inazione né un rifiuto delle questioni sociali, ma piuttosto la volontà di preservare la coerenza istituzionale e morale di un Paese che abbraccia la propria identità cattolica. Rifiutando di agire sulla proposta di legge, il sovrano conferma una posizione basata sulla fedeltà cristiana al rispetto della vita che ha sempre strutturato il Principato.

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