22 Settembre 2023
Aveva ragione Venditti, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, certi poi non se ne vanno neanche per un momento perché l'amore più ostinato è quello per se stessi e come tale non finisce mai, se deve fare i suoi giri immensi li fa ma per riproporsi, Araba fenice dell' ambizione. Chi ama Narciso più di sè, fuori di sè? Oggi poi è una pulsione irresistibile, c’è gente che annuncia drammatice uscite di scena da Instagram e dopo dieci minuti li ritrovi in autoritratti spogliatamente compiaciuti. “Nudo artistico”, si vantano, manco fossero Sophia Loren. Tutte, anche le attiviste climatiche, quelle bestioline da televisione che non lasciano parlare nessuno, luminari di questa scienza difficilissima li fulminano apostrofandoli, “taci, negazionista”, e, se richiesti di portare un dato, una ricerca, una informazione precisa, qualcosa, santo cielo, replicano: ma io mica sono un’esperta, io dico quello che dice la scienza e tu devi chiudere la bocca. Anche di una di loro son saltate fuori certe foto di “nudo artistico” in chiaroscuro, la tettina velata, la bocca vogliosa, perché oggi il clima, domani il Grande Fratello o quello che capita, tra un blocco stradale e uno sblocco televisivo. Insomma nell’era dell’autoinnamoramento, alimentato dai social che saranno anche neutri, come si insiste, ma fomentano l’egomania insana, Inesorabile riaffiora pure Greta Beccaglia, chi era costei?
Ma sì, certo, quella fondamentale giornalista che ritenne due anni fa (già due anni, che giri immensi fa l'amor di sé) di far sapere al mondo d'esser stata bestialmente abusata, vivisezionata come donna, femmina, giornalista globale da un incauto che fuor dallo stadio d'Empoli le fece il clacson su una natica. Fu l'aire per fiondarsi, secondo un copione le mille volte visto, le mille volte da vedere, le mille bolle blu, in tutte le testate del regno a chiedere reclamare invocare inveire ammiccare filosofeggiare predicare lacrimare e, magari, di passata, lasciare curriculum. Più simile a Ferragni che a Fallaci, la nostra inviatina di provincia si mutava in Giovanna D'Arco della chiappa dispensando pillole di sciattezza civile e fisiologica, anche se “pensiero debole” suona molto meglio.
Due anni e nulla più: malgrado l'erculeo sforzo, la martire rimase dov'era, nessun network nazionale la raccolse, chissà come mai; tornò all'oblio strapaese, al calcio minore. Ma ecco l'inattesa nuova chance: perché Venditti ha ragione, è la Bibbia ad errare: "non esiste seconda occasione". Esiste, invece, altroché se esiste, per certi ma non per tutti e la rediviva l'ha trovata in Spagna dove hanno carcerato un altro palpatore da stadio. "Bene! Bravi!" esulta Beccaglia formato Ettore Petrolini, "avete visto, così si fa, galera dura e senza paura e soprattutto senza appello; se penso a cosa ho passato io…" languoreggia per i media come ai bei tempi.
Cosa ha passato lei? Il classico quarto d'ora di notorietà. Cosa il suo carnefice? Una condanna a un anno e mezzo, il fallimento dell'attività ad Ancona, la vita distrutta, la sparizione dal consorzio civile. Tutto per una sfiorata a un fondoschiena suscettibile e estremamente ricettivo. Alle Grete di tutto il mondo, unitevi nella crociata contro la manina malandrina, stando attente però a distinguere, quella del fornaio o del buzzurro va mozzata, quella di Moggi o di Weinstein si può benissimo sopportare, non passa per la testa la mostruosità di una pena sproporzionatamente delirante, la galera, il bando perenne, la damnatio memoriae per un buffetto sul popò in un paese dove saltano teste di allenatori e presidenti di federazione per un bacio, autorizzato, a una calciatrice in piena esaltazione collettiva da trionfo. Tanto per le Grete dev'essere normale, inesorabile, appropriato.
Peccato, però: nell'umanitaria sollecitudine anatomica - mai dimenticare che ella si batte per il fondoschiena dell'umanità, mica per il suo - nessuna, a cominciare da lei, trova una parola per le migliaia di migranti torturate, abusate, violentate per anni, comprate e vendute da clan del Bangladesh, nigeriani, marocchini e via dicendo, con l'avallo della magistratura italiana che ci vede solo "un fatto culturale, dalle loro parti si usa così". Invece dalle nostre si spedisce ai ceppi uno sfigato che spolvera una minigonna o un paio di pantaloni a pelle ripieni. Non una parola: sono state tutte spese per la propria causa: "Anche Facci ha scritto di me". Prosit, Greta. E facci pure la morale, che non può mancare, all'insegna della stupidità egolatrica che piace ai media pubblicitari: "Quello che mi dà più fastidio (sic!) è che spesso vengono date delle indicazioni a noi donne su come vestirci, ci viene detto di stare attente…". Che suscettibilità! Ma non sono indicazioni, nessuno ti seppellisce viva per lapidarti come insegnano certi imam in Inghilterra (saputo niente, cara giornalista?), si chiama prudenza ed è figlia del realismo e dell'amore: a chi ragiona così, si fa per dire, non frega niente dell'ermeneutica, tutto si risolve un po' più in basso. "E pensare che per qualcuno avrei anche sfruttato il mio trauma". Come si permettono, malfidati, svergognati. Basta verificare i suoi social per capire che abbiamo a che fare con una più refrattaria di una clarissa. Dopo 2 anni il "trauma" diventa strategia; anche dopo 2 minuti. Beccata, Beccaglia, però adesso basta, i sederini d'oro si usurano più di vane parole che di passamano, di piumini da cipria.
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