Giovedì, 30 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Gioielli d'Acciaio. Monili insoliti e preziosi dal Settecento ad oggi. L'estetica del gioiello attraverso l'uso del ferro ha aperto nuove vie espressive e ha permesso all’ornamento di legarsi ad altre aree della creatività,

Un libro di Alessandra Quattordio e Alessandro Ubertazzi.

30 Ottobre 2025

Di recente pubblicazione il libro Gioielli d’acciaio di Alessandra Quattordio  e Alessandro Ubertazzi, edito dal Centro Studi Valle Imagna, racconta attraverso un nutrito numero di immagini l’estetica del gioiello realizzato con un materiale meno nobile dei metalli cosiddetti preziosi.  L’arte di abbellirsi attraverso l’ornamento, maschile o femminile, ha dato il via sin dagli arbori dell’umanità a un’infinità di espressioni artigianali ed artistiche indipendentemente dai materiali utilizzati, molto spesso poveri e comodi da reperire. Gli autori hanno scelto di concentrarsi soprattutto su un unico materiale, l’acciaio, che per la sua vocazione prettamente industriale assume i risvolti più inaspettati e sorprendenti quando impiegato in ambiti decorativi. Il libro inizia la ricerca dall’epoca settecentesca, quando l’abilità acquisita nelle lavorazioni consente di ottenere gioielli in ferro sfaccettato di brillantezza e pregio al pari dell’oro o dell’argento e sostanzialmente ne ricalca la morfologia. Con la fine del XIX secolo, con l'Art Nouveau e le fusioni in ferro decorativo, si apre una nuova era in cui la tecnica viene asservita all'estetica e l'acciaio assume nuovi ruoli anche nei monili. Sarà poi il XX Secolo, con il movimento costruttivista russo e successivamente il Bauhaus ad aprire la strada al gioiello moderno e a fornire il panorama vario di tecniche, materiali, finiture e accostamenti delle avanguardie artistiche. Parlo di avanguardie e non di bijoux, la fashion jewelry tipicamente in acciaio che trova la massima espressione nella cinematografia americana degli anni '30. Ancor più dei materiali più costosi l’acciaio ha ispirato la realizzazione di gioielli sempre più contemporanei, e ha consentito di mettere in primo piano non il materiale ma la forma, acquisendo nuove tecniche di lavorazione che hanno portato alla sperimentazione di fogge sempre più innovative in parte pubblicate nelle numerose fotografie in parte visibili in gallerie specializzate in gioielli d'autore, tra cui la Babs Gallery di Milano, proprietaria di alcuni dei gioielli d'artista pubblicati nel libro.                                      

Sintesi dei contenuti di Alessandro Ubertazzi. Dalla Rivoluzione Industriale a oggi, il gioiello, pur democratizzandosi nei materiali e nelle tecniche di lavorazione, ha sempre continuato a rivestire un ruolo elitario per significato culturale e qualità estetiche.       A partire dal XVIII secolo, il ricorso a un materiale povero come l’acciaio ha da un lato aperto nuove vie espressive, dall’altro ha permesso all’ornamento di legarsi ad altre aree della creatività, oggi particolarmente ricche di fermenti: la moda, il design, l’arte d’avanguardia.    Se dunque i modi dell’arte orafa nell’antichità appartenevamo a chi deteneva anche quelli dell’arte in senso stretto – Benvenuto Cellini docet –, nei secoli più vicini a noi essi sono diventati patrimonio di un ambito più vasto che vede lo stilista di moda affiancarsi a chi pratica il design del gioiello come anche al progettista che disegna per la produzione d’arredo.    Partendo dunque dall’acciaio - e dal ferro, che ne è in natura fonte primaria - si compie nel libro un excursus storico esaminando dapprima i manufatti del XVIII secolo in acciaio sfaccettato che, comunemente definito in ambito internazionale cut steel, faceva impazzire le corti aristocratiche inglesi e francesi (Napoleone stesso fece dono di questi gioielli alle sue consorti); poi, quelli realizzati in ferro di Berlino, eloquente segno dell’evoluzione del gusto nel XIX secolo e di un forte sentimento patriottico che fece apprezzare un metallo considerato fino ad allora simbolo di potenza guerriera e, successivamente, vanto industriale.     Passando al XX secolo, è interessante constatare come i maestri del Bauhaus (Marcel Breuer) e i grandi del déco francese (René Herbst e Jean Prouvé) abbiano eletto l’acciaio, per funzionalità e qualità estetica, a metallo principe dell’arredo “moderno”, ponendo le basi per la ricerca di tanti designer attivi dal secondo dopoguerra a oggi: da Charles e Ray Eames a Ron Arad. Nell’ambito del gioiello eccezionali le conquiste estetiche dei bijoutier-artist che introdussero negli anni ’30 materiali poveri in pezzi raffinatissimi: tra gli altri, Jean Fouquet o René Boivin.    Anche l’Arte Optical, tra gli anni ’50 e ’60, ha trovato nell’acciaio, metallo bianco ad alto potenziale riflettente, un valido strumento per intraprendere un inedito percorso espressivo. Molti gli artisti – Victor Vasarely o Bruno Munari – che, a fianco di opere scultoree e installazioni, si sono dedicati anche alla realizzazione di gioielli, stabilendo uno stretto rapporto fra oggetto da inserire in un contesto ambientale e oggetto di decoro per la persona. Per esempio, in Italia – e, in particolare, a Milano –, nell’ambito dell’Arte Programmata e Cinetica, hanno utilizzato l’acciaio Gianni Colombo, Davide Boriani, Gabriele De Vecchi e Getulio Alviani, questi ultimi due anche nel campo del gioiello.     Negli anni ’70 e ’80 si delinea la sperimentazione in campo specificatamente orafo. In tutt’Europa – Olanda, Inghilterra, Germania, Austria – e poi via via in ambito mondiale, nuovi creatori plasmano gioielli sottraendosi ai dictat dell’alta oreficeria e individuando in altri materiali e in altre forme, spesso di spessore concettuale, veicoli consoni ai tempi e alle ricerche perseguite parallelamente dall’arte contemporanea.    Molti artisti inglesi, come David Watkins, austriaci, come Fritz Maierhofer o slavi, come Peter Skubic, hanno infatti sviluppato analoghi filoni espressivi sovvertendo i canoni della tradizione e ponendo la loro genialità al servizio della ricerca di forme e materiali d’avanguardia. In Italia la Scuola di Padova – con Aldo Boschin, Annamaria Zanella o Alberto Zorzi – rappresenta, per esempio, uno di questi poli di ricerca che sono oggi i punti di riferimento delle tendenze del Terzo Millennio. Nella moda e nell’accessorio, a partire dagli anni ’60, fu Paco Rabanne a introdurre materiali innovativi come le plastiche, l’alluminio e l’acciaio, lanciando il nuovo concetto di body jewelry. E molti gli artisti orafi che applicano le ricerche tipiche del textile al gioiello, reinventando il concetto di catena e il rapporto dell’ornamento con il corpo.

 

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x