Lo sapete che l’Himalaya è una bomba di plutonio ad orologeria? La denuncia arriva da Elevation 2025. Marcia trionfale di Italiamania di Fabio Bechelli. Tutti a vedere l’ultimo film “The Palace” di Roman Polanski. Ciack si gira in Bollywood style.
I governi tacciono, gli sherpa non hanno voce. Se non quella dell’anima per mettersi in contatto con la sacralità dell’Himalaya.
Un pugno nello stomaco il video dell’ artista attivista indiano Himali Singh proiettato nella Falegnameria. Suo padre era uno sherpa, il dramma di un’etnia vissuto in prima persona. Sembra una spy story ambientata nello spazio durante la Guerra Fredda degli anni ’60 anche se comincia con una “poetica e tossica" lettera d’amore rivolta all’Himalaia, montagna adorata come un dio dagli indigeni, profanata invece dalla Cia che con il supporto dell’ Intelligence Service indiano installarono una potentissima stazione radiotelemetrica per intercettare i test cinesi nucleari. Una “spia” che conteneva metà del plutonio della bomba lanciata su Hiroshima. Una tempesta di neve costrinse ad abbandonarla sul dorso della montagna. Dovevano ritornare a recuperarla, invece l’hanno abbandonata li’ tra i ghiacciai perenni e da allora rilascia tossine radioattive. Come se fosse una piccola Chernobyl ancora attiva. Le conseguenze sono ancora oggi catastrofiche: tra la comunità degli sherpa continua a salire il numero di morti di cancro.
Un' arte che scuote, che fa riflettere. La curatrice di Elevation 2025, sesta edizione, un po’ Art Basel, sulle vette chic di Gstaad, é Stefanie Hessler, i riccioli più influenti dell’arte contemporanea, grande intuito a riconoscere i giovani talenti. Tra i big supporter e mecenati Maya, André e Rosalie Hoffmann, proprietari della Roche Farmaceutica, il banchiere Francois Gutzwiller e Nachson Mimran, proprietario del Cinquestelle The Alpina.
Si passa all’ hangar dell’aeroporto di Saanen con Beatrice Bulgari, fondatrice della Fondazione “In Between Art Film”, un caleidoscopio di performance e installazioni immersive di forte impatto emotivo. Lantern with no Walls incornicia un "panorama nel panorama”, un mosaico di paesaggi, in osmosi fra passato e presente. Anche qui l’arte si fa denuncia dei devastanti cambiamenti climatici. Suggestive immagini in movimento che spaziano dall’Islanda, terra di ghiaccio, fuoco e lava, all’Albania rurale, dall’Uzbekistan del condottiero e agitatore Al-Muqanna del ottavo secolo, al fiume Mekong, teatro nei secoli di cambiamenti sociali, politici, ambientali e spirituali. Distruzione, rincarnazione e rinascita, é uno dei fili conduttori del trio di curatori Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini.
Ispirati e illuminati. Tutti ci vogliono essere per bollicine e djsetting anche al Vieux Chalet, residence da sogno di Gunther Sachs, il play boy e Grand Amateur, oggi quartier generale di Hauser & Wirth, galleria che ha una quadreria degna di un museo.
Ma é anche “Italiamania” con il curatore fiorentino Fabio Bechelli, gli sono bastate solo tre edizioni, per imporsi come Lorenzo il Magnifico dell’Arte moderna e contemporanea. Ha esposto nei saloni della più chic private bank della Promenade pezzi inediti di Pistoletto, Fontana, Fornasetti e Sottsass. Quelli piu’ preziosi erano sottochiave nel caveau. Collezionisti come l'industriale Gianni Musso, nobildonne come Paola d’Assche, principe d’Arenberg invitati alla cena super placé all’Olden, con intermezzi musicali del verace duo caprese. Al Lounge del Rialto, conigliette e sultanine, come da dress code, per Brigitta Notz, the Icon di Gstaad. The Palace, l’ultimo film/capolavoro di Roman Polanski, campione d’incassi, un ritratto ironico sull’Alta Società ( ancora in proiezione al cinema ) si ispira anche a lei.
Ciack si gira in Bollywood style: all’incirca una settantina di produzioni hanno girato film musicali in costumi tradizionali. E le location sono diventati ambite meta turistiche. Ha colto subito il trend indiamania un giovane imprenditore di Bombay Ritesh Raghavan che ha inaugurato il suo green/gourmet corner, Happy Nest Indian Bistro, come lo ha chiamato, per servire delizie in salsa macha. E’ il posto più frequentato dalla jeunesse dorèe insieme Pub del Saanerhof, arredato in stile retrò. Bravissimi Simon e Vanessa, dopo il 16 Art-Bar-Restaurant hanno creato la stessa atmosfera di charme e very good wibes, sorseggiando signature cocktail con Babette e Jasmine Cortes. Oh yes, il mercato immobiliare tira come una locomotiva: prego rivolgersi a Andreas e Raphael Fend ( master in architettura al Politecnico di Milano) per investimenti e consulenze. La Svizzera é sempre uno scrigno sicuro.
Comunque, siamo solo all’antipasto di una Saison piccante che sta per decollare.
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