20 Settembre 2021
La galleria A Arte Invernizzi presenta la mostra Spazi Sensibili a cura di Francesca Pola.
Si tratta di un’esposizione concepita per lo spazio e che d’impatto cattura per l’eleganza, l’assonanza e l’equilibrio armonico delle opere esposte, che interagiscono come in uno spartito musicale. L’attrazione visiva immediata si carica delle vibrazioni generate dall’energia dei lavori, considerati gli spazi sensibili della mostra, che implicano una lettura sensoriale per il visitatore.
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Decrauzat nelle sue distorsioni percettive di permeabilità dell’astrazione, si ispira alla storia dell’arte e alla cultura popolare, coniuga suggestioni formali derivate da momenti storici di Costruttivismo, Arte Concreta, Optical Art, Minimalismo, cimentandosi in dipinti, sculture, installazioni e film. In questa mostra sono presentate opere dipinte con fasce di colori parallele e ondulate che con le loro variazioni di intensità emettono una vibrazione continua. “L’immagine contemporanea è quindi per Decrauzat un concentrato di dimensioni esperienziali diverse, percepite anche in forma sinestesica come nel caso della spazializzazione musicale, e da cui il nostro vedere è fortemente determinato.”

“Ritmi e partiture possono essere definite anche le opere di Riccardo De Marchi, che lavora sulla corporeità della traccia, attraverso le sue sequenze di buchi che dichiarano le proprie parti mancanti.” De Marchi usa i buchi come in un alfabeto che segue delle traiettorie, che suggerisce un’idea di scrittura, il vuoto fisico in un ritmo sincopato non regolare diventa la pienezza dell’immagine, la fisicità dell’opera.

Martina Klein nelle sue articolazioni plastico-cromatiche sospese, lavora sul colore con stesure progressive, utilizzando basi di legno “secondo un approccio anti-monumentale, che vede nell’opera un attivatore di dinamiche esperienziali, invece che un oggetto autosufficiente da contemplare.”
Arcangelo Sassolino è un artista affascinato dai materiali, porta all’estremo le loro caratteristiche fisiche, sfiorando i punti di rottura. Esercita delle violenze sulla materia, scalda e raffredda le superfici di metallo, causando anche sonorità date dalle dilatazioni. Il suo vuoto attorno 3, è un paradosso, sembra leggero ed è pesantissimo, realizzato con lastre di vetro di una tonnellata e posizionate in sito con delle pinze, sfida l’energia della materia e il punto critico. Nelle sue opere in cemento il composto fluido si autoforma senza intervento oggettivo dell’autore, ha una sensorialità e una colorazione che prende delle sfumature a seconda della gravità.
“Tra le opere di questi quattro autori si possono riconoscere alcuni elementi di analogia: sono caratterizzate da un’essenzialità formale che intende annullare qualsiasi aspetto di espressività in chiave sentimentale ed emotiva e con essa da una radicale e fondante nitidezza materiale ed esecutiva, per cui il metodo operativo è parte fondante e significante, trasparente ed evidente nel suo farsi immagine.
Sono opere pensate come modulazioni sensibili dello spazio, ma non in una chiave puramente visuale: non esauriscono infatti il loro significato nell’essere osservate, ma richiedono un altro tipo di coinvolgimento. Il visitatore è chiamato a decifrare la loro presenza sensibile attraverso la propria, in un tempo di relazione e assimilazione: non limitandosi allo sguardo, ma percorrendo con il corpo e con la mente le vibrazioni e i respiri di queste immagini, la cui essenzialità complessa diviene luogo di accadimenti sensoriali, in tempo reale.”
Le frasi tra virgolette sono di Francesca Pola e sono tratte dal catalogo della mostra.
Francesca Pola, storica e critica dell’arte contemporanea, è curatrice indipendente e professoressa associata di storia dell’arte contemporanea al Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Storia delle Arti e dell’Immagine della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute-Salute San Raffaele di Milano.
La mostra resterà aperta fino al 17 novembre 2021 in via Scarlatti 12 a Milano
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