25 Novembre 2020
Manifestazione contro violenza sulle donne (fonte foto Lapresse)
"Non riesco ad accettare il suo gesto: nessun essere umano può prendere a martellate un'altra persona. Nessun essere umano può essere così crudele". Inizia così il tragico racconto di violenza domestica subito da Maria - nome di fantasia - una donna di origine ucraina residente a Napoli, dove lavorava come badante da 12 anni.
La sua vita è cambiata quando si è innamorata di un italiano di 50 anni, con cui è andata a convivere.
L'incubo di Maria inizia proprio durante il lockdown: quando milioni di italiani erano costretti a stare in casa, per contrastare la diffusione del Coronavirus. Un giorno l'uomo ha preso un martello e le ha spezzato una gamba.
"Mi diceva che non mi avrebbe uccisa in un colpo solo, ma mi avrebbe fatta morire un po' alla volta, picchiandomi, e da sola" ha raccontato Maria, costretta per mesi alla convivenza forzata con il suo aguzzino.
La donna dopo l'episodio di violenza è stata subito ricoverata in ospedale, dove le hanno ingessato la gamba. Al termine della degenza, la sala operativa sociale del Comune di Napoli ha chiesto un posto alla Cooperativa Eva di Santa Maria di Capua Vetere, nel casertano,
Per l'uomo invece "è stato disposto il divieto di avvicinamento a lei e sua madre. Ed è stato avviato anche il procedimento penale visto che Maria alla fine si è decisa a denunciarlo anche se all'inizio temeva ritorsioni nei confronti della madre".
"Maria verrà aiutata a cercare una casa, le sarà pagato per un periodo l'affitto e le bollette ed anche dei corsi di orientamento al lavoro. E' disillusa dall'amore, lo ripete sempre, ma ha capito che la vita può offrire anche nuove opportunità" ha spiegato Carmen Festa, responsabile del centro nel casertano.
Quello di Maria però non è un episodio isolato: proprio durante il lockdown centinaia di donne hanno trascorso molto tempo sotto lo stesso tetto e a fianco del proprio aguzzino. Le violenze in questo periodo infatti sono aumentate tragicamente.
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