29 Settembre 2025
Andrea Ragaini, Presidente di AIPB, in occasione dell’evento organizzato da AIPB in collaborazione con Intermonte e il Politecnico di Milano “Private Banking: il ruolo del risparmio privato per la crescita del Paese” è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.
Qual è il ruolo del private banking a sostegno del sistema produttivo italiano?
"Il private banking dialoga in modo frequente con i clienti imprenditori e con i non imprenditori. Circa un terzo della base clienti del private banking è rappresentato da imprenditori e quindi il ruolo che il private banking può fare vale sia dal lato della domanda che dal lato dell'offerta. Dal lato della domanda abbiamo i clienti italiani che possono investire di più in economia reale italiana, perché poi nel lungo periodo l'elemento che premia maggiormente è proprio l'investimento in equity e sappiamo che i clienti italiani invece hanno ancora tanta liquidità nei conti correnti e tante obbligazioni. Overall, togliendo il private banking, le famiglie italiane hanno il 50% di liquidità sui conti correnti e hanno il 40% della parte residua in obbligazioni, cioè solo il 10% di azionario. Quindi il private banking può lavorare molto aiutando i clienti a convogliare sempre più risorse verso l'economia reale. Poi il private banking può lavorare molto anche dal lato dell'offerta, perché dialoga sistematicamente con i clienti imprenditori che hanno bisogno di crescere, le aziende italiane non sono grandi, ma soprattutto le fonti finanziarie che finanziano progetti di investimento sono ancora molto tradizionali e legate al debito verso le banche che è rimasto stabile negli ultimi sei anni e poi ricorrono pochissimo a strumenti alternativi come minibond, il private equity, il venture capital e i club deal. Ecco, in questo caso il private banking può lavorare per aiutare l'imprenditore a investire di più in strumenti di investimento di questo tipo e dall'altra parte far sì che l'imprenditore utilizzi più questi strumenti per finanziare la sua azienda, perché le aziende per crescere hanno bisogno di investire. E la diversificazione delle fonti di finanziamento è uno degli elementi che permette alle aziende di crescere di più."
Quanto crede che un aiuto anche dal punto di vista di incentivi statali possa aiutare questo settore?
"Sicuramente tanto, non possiamo non considerare che i titoli di Stato in Italia oggi hanno una tassazione molto più bassa rispetto a quello di tutte le altre attività finanziarie. Gli incentivi di carattere fiscale possono aiutare un meccanismo che ha bisogno di essere messo in moto perché gli investitori italiani investono in obbligazioni da tantissimi anni e lasciano liquidità sui conti correnti da tantissimi anni. Per cambiare un'abitudine consolidata serve tempo e servono degli stimoli, quindi la leva fiscale è sicuramente importante, ma non è l'unica che può essere attivata: la cultura è certamente centrale, quindi il ruolo ancora una volta del dialogo continuativo che il private banker ha con i clienti è fondamentale. La cultura però non è sufficiente, serve una volontà molto forte dal lato sia dell'industria sia politico, perché la politica ha dalla sua l'obiettivo principale di far crescere il mercato dei capitali in Italia, che è ancora troppo piccolo. Abbiamo visto oggi che solo 40 miliardi di euro su 3700 miliardi sono investiti in aziende quotate italiane e questo numero non può che crescere se vogliamo far sì che l'Italia diventi un Paese all'avanguardia, in grado di competere a livello globale."
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