19 Settembre 2025
Arisa, in occasione dell'evento di presentazione del Concerto organizzato il 1° ottobre dalla Fondazione Rava presso il Duomo di Milano, è stata intervistata da Il Giornale d'Italia.
Come è nato il tuo desiderio di sostenere la fondazione Rava?
"Il mio desiderio di sostenere la fondazione nasce tantissimo tempo fa. Stavo vivendo un periodo in cui mi sentivo assolutamente inutile. Un giorno ero con un mio amico, a cui stavo raccontando questo mio malessere, e parlando mi disse di provare a fare beneficenza, che poteva essere un modo per sentirmi utile. A quel punto iniziai a cercare delle possibilità, delle opportunità per capire come poterlo fare in modo concreto. E durante il periodo di ricerca mi venne in mente la mia collega Paola Turci e sua sorella, Francesca Turci, che lavoravano già per la fondazione Rava e chiesi a loro di iniziare a collaborare e così sono andata ad Haiti per la prima volta."
Questa esperienza ti ha effettivamente cambiata?
"L’impatto non è stato facilissimo. Chiunque visita quei posti può fare un bagno di umiltà rispetto a quella che è la nostra realtà. Mi ha fatto riflettere su tante cose facendomi diventare una persona ancora più concreta. Io sono una campagnola ma dopo Haiti sono diventata ancora più terrena, più coscienziosa nei confronti degli altri e conscia della mia fortuna."
Quali sono state le azioni pratiche che avete fatto per aiutare i bambini di Haiti?
"Andare lì significa lavorare. Non si sta mai fermi si fa da mangiare, si aiuta nei pasti in generale, si parla con i ragazzi per quello che si può, si cerca di creare un legame con loro. Nel mio caso abbiamo anche inciso una canzone dal titolo “Voce”, abbiamo registrato il video con i ragazzi che erano davvero entusiasti di partecipare a una cosa del genere, per la prima volta nella loro vita. È stato un momento umano molto intenso."
E invece per i bambini di Gaza cosa si può fare?
"Questa è una domanda molto difficile. Tutti noi possiamo fare ipotesi, anche se l’unica cosa che vorrei chiedere è “cessate il fuoco”, non solo per i bambini di Gaza ma per i bambini di tutto il mondo. Attualmente ci sono moltissime guerre in atto che non dovrebbero esistere. Si dovrebbe imparare a parlare un po' di più e a trovare degli accordi, ma non attraverso la guerra che è una cosa assolutamente preistorica."
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