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Fiorillo (Eni): "La fusione è passata dalla scienza all'industria, ora stiamo costruendo la macchina"

L'intervento di Lorenzo Fiorillo, Direttore Technology, R&D & Digital di Eni: "La svolta son stati i magneti superconduttori ad alta temperatura, più efficienti, meno costosi; collaboriamo con MIT, ENEA e agenzia atomica UK per coprire tutta la filiera"

26 Agosto 2025

Lorenzo Fiorillo, Direttore Technology, R&D & Digital di Eniin occasione del Meeting di Rimini 2025"Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi", ha dichiarato: 

"Vi parlerò oggi di fusione. Finora abbiamo sentito parlare soprattutto di SMR, quindi di fissione. La fissione consiste nello spezzare un atomo grande. ENI si è impegnata particolarmente in questo ambito. 
Noi siamo una tech global energy company, un nome lungo che però significa che per noi la tecnologia e lo sviluppo tecnologico sono centrali per generare business.
In quest’ottica, circa dieci anni fa, abbiamo iniziato a interessarci alla fusione a confinamento magnetico

Sempre nell’ambito della neutralità tecnologica, che è uno dei pilastri della nostra strategia, abbiamo iniziato le attività con il MIT. 

La fusione è una tecnologia che risale agli anni ’50. Quello che ha cambiato le cose, trasformandola da un’iniziativa puramente scientifica o accademica a un’iniziativa industriale, sono stati gli sviluppi tecnologici degli ultimi anni. Infatti, a partire dal 2020, ci sono state scoperte fondamentali che hanno reso questa tecnologia molto più attrattiva. Pensate che dal 2021 a oggi gli investimenti nella fusione sono quintuplicati, raggiungendo circa 10 miliardi di dollari di investimenti privati.
E sappiamo bene che quando i privati investono, lo fanno per ottenere un ritorno.
Questo, forse più di qualsiasi spiegazione scientifica, dimostra la valenza tecnologica e industriale della fusione.

Nella fusione, due atomi di idrogeno – tra i più piccoli in natura – si uniscono per formare elio, liberando energia. Quindi, parliamo di sostanze gassose, e in un reattore bastano qualche decina di grammi di materiale per generare energia. L’idrogeno è una fonte virtualmente inesauribile, disponibile ovunque.
L’elio, lo conoscete: lo troviamo nei palloncini. È un gas inerte, quindi intrinsecamente sicuro.
Alla peggio, se qualcosa non funziona, il reattore si spegne. Inoltre, la fusione è naturalmente decarbonizzata, perché nel processo non ci sono emissioni.

La sfida principale della fusione è legata alla temperatura, si raggiungono i 100 milioni di gradi.
È impossibile contenere meccanicamente una tale temperatura.
Per questo serve non toccarla, e per non toccarla bisogna confinarla con un campo magnetico molto potente.

Lo sviluppo che ha cambiato tutto è stato proprio quello dei magneti superconduttori ad alta temperatura, capaci di creare campi magnetici più grandi e più efficienti, con consumi energetici ridotti.
Questo ha permesso di pensare a macchine più piccole, meno costose sia in termini di investimento sia in termini operativi.

Eni rappresenta un unicum nel settore energetico, nessun altro operatore è impegnato nella fusione come noiAbbiamo avviato, insieme al MIT di Boston, un’iniziativa di cui siamo azionisti di maggioranza e partner tecnologici: si chiama Commonwealth Fusion Systems.
Stanno costruendo la macchina proprio mentre parliamo.
Una grossa parte di questa tecnologia proviene dall’Italia, grazie alle nostre competenze in materiali speciali e precisione costruttiva. 

Collaboriamo anche con ENEA, nel progetto DTT, dedicato all’ottimizzazione dell’estrazione del calore dalla macchina.

Siamo partner anche dell’agenzia atomica inglese in un progetto congiunto per la gestione del carburante, perché all’interno del reattore si produce un elemento che va riciclato.
Quindi siamo coinvolti in tutta la filiera.

Altri due alleati fondamentali sono il supercalcolo, indispensabile per la progettazione e il controllo della macchina e l’ingegneria, dove guidiamo un consorzio per progettare il loro reattore sferico.

Non da ultimo, abbiamo lanciato un master sulla fusione con il Politecnico di Torino, per alimentare ulteriormente la filiera delle competenze.

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