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Prandini (Coldiretti): "Ogni anno sprechiamo € 15 miliardi di cibo, recuperarli è il primo aiuto per chi è in difficoltà"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti: "L’Italia ha un patrimonio giovanile che ci invidiano, dobbiamo creare le condizioni per trattenere i nostri talenti nei territori, garantendo riconoscimento economico e soddisfazione personale e professionale"

22 Agosto 2025

Ettore Prandini, Presidente di Coldirettiin occasione del Meeting di Rimini 2025 "Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi", è stato intervistato da Il Giornale d'Italia.

Come può l'agricoltura italiana contribuire a ridurre la povertà e migliorare la qualità della vita nelle aree rurali più svantaggiate?

"Purtroppo, la situazione di difficoltà che tanti nuclei familiari italiani stanno attraversando è particolarmente rilevante. Basti pensare che oggi sono 5,7 milioni i cittadini che si trovano in una condizione di criticità. Da questo punto di vista, l’innalzamento della povertà è particolarmente significativo.
Il primo tema da affrontare è quello dello spreco alimentare, che nel nostro Paese ha un valore di circa 15 miliardi di euro, di cui ben 13 miliardi si registrano all’interno delle famiglie: si tratta di tutto ciò che non viene consumato e viene buttato.
Recuperare in modo adeguato questi prodotti agroalimentari e destinarli a chi ne ha bisogno rappresenta una prima forma di sussidiarietà e di supporto alle famiglie in difficoltà.
È fondamentale partire dall’educazione, soprattutto nelle scuole primarie, per insegnare a evitare gli sprechi e per creare consapevolezza nei confronti di chi vive quotidianamente situazioni di criticità.
Tutto ciò passa attraverso la capacità di fare rete, creare informazione, cultura e una nuova forma di solidarietà all’interno della nostra società, in cui chi ha maggiori possibilità possa aiutare chi purtroppo non ne ha."

Ha parlato di investire sì in cultura e formazione, ma soprattutto nel supportare quelli che sono i talenti già esistenti in Italia.

"Sono assolutamente convinto che l’Italia sia uno di quei Paesi con un patrimonio giovanile che altri ci invidiano. Non a caso, in molti vengono a cercare i nostri ragazzi per farli lavorare all’estero.
Noi, invece, dobbiamo fare in modo di trattenere le nostre intelligenze, partendo anche da un giusto riconoscimento economico del lavoro che svolgono, e creando le condizioni affinché possano trovare soddisfazione restando nei propri territori e all’interno delle proprie comunità.
Anche in questo caso, il confronto, il dialogo e la rete diventano fondamentali per superare quei meccanismi che, purtroppo, li hanno allontanati o li pongono in una situazione di criticità economica."

Come si può costruire un modello di aiuto che sia efficace, rispettoso e capace di generare opportunità, lavoro e crescita sociale?

"Riteniamo che esistano tutte le condizioni per generare valore economico, partendo da una corretta redistribuzione del valore all’interno delle filiere.
Negli ultimi anni, questo valore si è concentrato solo su alcuni soggetti. Occorre invece avere la capacità di aprire un dialogo costruttivo con le istituzioni e con il Governo, affinché si possa ridistribuire in modo equo, creando i meccanismi giusti affinché tutti possano avere soddisfazione.
Pensando al mondo agricolo, tutto deve partire proprio dal lavoro dei nostri agricoltori."

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