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Serlenga (Bain & Company Italia): "Le aziende italiane sono mediamente pronte all’IA, ma serve più focus su modelli di business in progettazione e prodotti"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Pierluigi Serlenga, Managing Partner Bain & Company Italia: "Ogni anno assumiamo fino a 120 persone, siamo un bacino rilevante per attrarre talenti; ai giovani serve più visione di lungo periodo, c’è troppa fretta, il percorso va costruito con passione e pazienza"

05 Luglio 2025

Pierluigi Serlenga, Managing Partner Bain & Company Italiain occasione della summer edition della quinta edizione del “Forum in Masseria”, la rassegna economica e politica organizzata da Bruno Vespa e Comin & Partners a Manduria, è stato intervistato da Il Giornale d'Italia:

La trasformazione digitale e l’adozione dell’IA stanno riscrivendo le sfide richieste dal mercato. Le aziende italiane sono pronte a compiere questo salto?

“Le aziende italiane sono, diciamo, mediamente pronte. Su alcuni aspetti sono più avanzate, su altri c’è ancora molto da fare. Credo ci sia una comprensione diffusa e un allineamento sul fatto che i processi interni, penso all’organizzazione e all’efficienza gestionale, possano trarre significativi benefici dall’intelligenza artificiale generativa. Tuttavia, è ancora necessario lavorare molto sulla costruzione della value proposition e sul trasferimento dell’IA all’interno del modello di business, in particolare nella progettazione di prodotti, piattaforme e nei processi di ricerca e sviluppo, dove c’è ancora ampio margine di crescita.”

Qual è il ruolo che una società di consulenza come Bain può svolgere nel facilitare una nuova alleanza tra imprese, università e istituzioni?

“È un ruolo centrale, sotto due punti di vista. Il primo riguarda il reclutamento di risorse qualificate, ogni anno assumiamo dalle 70 alle 120 persone, quindi, in ottica prospettica, rappresentiamo un bacino rilevante per l’attrazione di talenti altamente qualificati. Il secondo aspetto è lo sviluppo del talento, che portiamo avanti attraverso il lavoro svolto insieme ai nostri clienti.”

Quali sono i rischi che vede nel futuro del lavoro per i giovani italiani e come possiamo evitarli?

“Non vedo molti rischi concreti. L’unica preoccupazione che ho riguarda una certa mancanza di pazienza. Oggi c’è molta fretta, molta ansia di fare bene e di affermarsi rapidamente, e lo capisco. Ma credo che i giovani debbano sviluppare una visione più orientata al medio-lungo periodo. Serve tempo per coltivare le proprie passioni, maturare esperienza nel costruire un percorso professionale solido"

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