17 Maggio 2025
Il Giornale d'Italia ha intervistato Massimo Deandreis, direttore generale di SRM, centro studi collegato al gruppo Intesa Sanpaolo, a margine del Forum Ambrosetti "Verso Sud", che si è svolto al Grand Hotel Excelsior Vittoria di Sorrento.
"Siamo al Forum Ambrosetti, nella sessione dedicata all'economia marittima. Abbiamo messo in risalto come il Mediterraneo, nonostante la grande incertezza geopolitica le tensioni, purtroppo anche di carattere militare, e nonostante i dazi che stanno cambiando la geografia del commercio mondiale, rimane comunque al centro della dimensione economica mondiale. E questo per un motivo che è anche geografico, però incide enormemente sotto il profilo economico, e cioè il fatto che il Mediterraneo è un mare diciamo di osmosi, di contatto tra le grandi aree economico commerciali del mondo perché chiaramente è il mare di contatto tra l'Europa a nord, l'Africa a sud e l'Asia ad est, ma è anche la via di passaggio, attraverso Suez, per arrivare dall'Asia e, oltre a raggiungere i mercati europei, con una nave e proseguire sulla costa atlantica degli Stati Uniti".
"Il Mediterraneo - noi lo osserviamo molto chiaramente nei nostri studi di SRM - si sta trasformando da un mare di passaggio, come era soprattutto negli anni della globalizzazione rotonda, la globalizzazione in cui si produceva in Cina, si consumava in Europa e si assemblava in altre parti del mondo, ma girava attorno alle rotte equatoriali, sta diventando un mare di competizione.
La competizione si sposta anche a terra, cioè sui porti: il controllo dei terminal portuali e il controllo anche di compagnie di navigazione, dove la bandiera della compagnia di navigazione sta diventando più importante ancora di quanto non fosse in passato. Prova ne è che uno dei primi atti di Trump, di cui si è parlato meno perché tutti hanno parlato dei dazi, ma una delle decisioni della nuova amministrazione è stata il cosiddetto Ships for American Act, che tende ad incentivare la cantieristica statunitense e a ostacolare l'arrivo negli Stati Uniti, nei porti americani, di navi costruite in Cina.
Quindi la competizione si sposta anche sulla dimensione cantieristica".
"L'Italia è una superpotenza marittima. Bisogna che ne prendiamo atto di più di quanto non capiamo; forse il mare è passato un po' in secondo piano nell'economia in questi anni. Lo siamo perché abbiamo una grande cantieristica appunto penso a Fincantieri, abbiamo dei grandi armatori, importanti sia sulla dimensione dimensione dello short shipping, sia sulla dimensione dei grandi carriers. Abbiamo dei porti che hanno dimostrato di essere molto resilienti. L'abbiamo visto durante la pandemia, dove il calo dei porti è stato minimo rispetto al calo complessivo e lo vediamo anche adesso. Nonostante i dazi e tutte le tensioni, il segno della fine dell'anno 2024 è stato il segno più, quindi comunque una crescita.
Detto tutto questo quindi, che siamo forti, però bisogna essere consapevoli che abbiamo dei punti di debolezza che sono soprattutto la parte relativa all'efficienza della logistica: siamo solo 19mi al mondo per performance della logistica, per esempio i tempi di velocità di carico scarico delle merci nei porti. 19mi tra tanti Paesi del mondo può sembrare la parte alta della classifica, però davanti a noi ci sono tutti i Paesi coi quali noi ci confrontiamo e siamo anche in competizione sotto un profilo economico commerciale. Quindi dobbiamo migliorare l'efficienza, dobbiamo investire di più nei porti.
Il messaggio finale che vogliamo mettere in evidenza è investire nei porti, nella logistica, perché questo conviene alla competitività del Paese e, alla fine di tutto, soprattutto, conviene anche alla dimensione europea, perché l'Italia è il ponte tra l'Europa a nord e la sponda sud del Mediterraneo a sud.
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