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Ursich (The Human Safety Net): "A Venezia arte e impatto sociale attraverso esperienze interattive e spazi aperti al pubblico"

Il Giornale d'Italia ha intervistato Emma Ursich, Ceo della Fondazione The Human Safety Net: "Con 'Dreams in Transit' usiamo l’arte per creare impatto sociale e raccontare il vissuto post-migrazione"

09 Maggio 2025

Emma Ursich, Ceo della Fondazione The Human Safety Net, in occasione dell’inaugurazione della mostra “Dreams in Transit” a Venezia è stata intervistata da Il Giornale d'Italia.

Ci può parlare in modo un po' più approfondito di quello che sarà il tema del panel che seguiremo oggi e della mostra?

"La mostra che abbiamo qui alla casa della Human Safety Net è Dreams in Transit e questo nasce in collaborazione con una fondazione che si chiama Art for Action, che è finalizzata a utilizzare la lente dell'arte per creare impatto sociale, consapevolezza e collegamento anche emotivo con le persone attorno a delle storie, storie di persone. Questo concetto è nato da un'idea di Anish Kapoor che sarà qui con noi oggi in Procuratie a raccontare un po' la genesi di quest'idea. Ma accanto ad Anish Kapoor ci sono tanti altri artisti e artiste che hanno portato il loro punto di vista, che si ritroverà poi nella mostra attraverso vari modi, c'è una scultura, c'è fotografia, un altro tipo di installazione, quindi diversi linguaggi ma che trattano questo tema del dopo la migrazione e dei sogni che tutti noi abbiamo."

Contestualmente all' inaugurazione dell'esposizione avete anche annunciato dell'accesso libero agli spazi di questa associazione. Come è avvenuta questa decisione e per quali motivi?

"La mostra che abbiamo qui è una sorta di percorso esperienziale dove il visitatore ha l'opportunità di scoprire qualcosa su se stesso. Infatti la mostra si chiama A World of Potential e poi di essere messo in contatto con qualcuno di cui condivide un punto di forza. Quindi è una mostra interattiva che inizia da te e ti permette di diventare parte di quello che noi chiamiamo un movimento di persone che aiutano persone, che è il lavoro della Fondazione che facciamo in 26 Paesi con i rifugiati, con i migranti e con le famiglie vulnerabili, quindi è un luogo adatto a tutti a tutte le età, famiglie, ci sono anche tanti ragazzi e bambini. È un luogo tutto da scoprire che adesso diventa ancora più accessibile, perché l'idea è quella che ci sia l'accesso libero e chi vuole può fare una donazione volontaria che va a beneficio dei nostri programmi."

Ci può parlare delle nuove installazioni che avete in mente per questa mostra permanente?

"La mostra si è arricchita di nuove esperienze, anche in base al feedback dei visitatori di questi primi tre anni e quindi si troveranno nuovi giochi, ad esempio c'è quello che si chiama Hope, dove ci sono tutta una serie di sfide, c'è una sorta di roulette. Le persone, a seconda della sfida che gli viene lanciata, devono trovare una soluzione. Questo è un esempio ma ce ne sono molti altri, la curiosità, il gioco di squadra, l'empatia, quindi è veramente tutto da scoprire."

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